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    Il leggendario telescopio Isaac Newton compie 50 anni

    Era il primo dicembre del 1967 quando la regina Elisabetta II inaugurò il telescopio Isaac Newton, un evento eccezionale che permise l’osservazione del primo buco nero e che ancora oggi continua a produrre risultati importanti per la scienza. Per celebrare la ricorrenza, il Grupo de Telescopios Isaac Newton, INT, che include anche il William Herschel e il Jacobus Kapteyn, ha organizzato un’osservazione del sistema binario V404 Cygni, che è stato possibile seguire in remoto da Herstmonceux, nel Sussex, dove si trova l’Osservatorio Reale di Greenwich, oggi convertito in Museo della Scienza, e che ospitò per primo il leggendario telescopio.

    La storia del telescopio è strettamente legata al fenomeno dei buchi neri e già durante la sua fase britannica, l’Isaac Newton contribuì con i primi dati alla dimostrazione della loro possibile esistenza, osservando il sistema binario Cygnus X-1.

    Questo fatto provocò un’incredibile controversia scientifica, cui partecipò il celebre Stephen Hawking, ma si dovette attendere il 1992 quando il giovane scienziato spagnolo Jorge Casares fu in grado di dimostrare la reale esistenza dei buchi neri osservando il sistema V404 Cygni, ancora oggi visibile con il telescopio dalla cima di La Palma e dall’Inghilterra.

    Per questa scoperta fatta dal giovane Casares mentre stava redigendo la sua tesi di dottorato sotto l’egida di Phil Charles, il telescopio Isaac Newton giocò un ruolo importante, così come il più grande William Herschel; del resto il Newton per molti anni ha detenuto il record per avere scoperto il buco nero più lontano, considerato il limite dell’Universo.

    Il direttore INT Marc Balcells sottolinea che la creazione del telescopio Isaac Newton per la comunità scientifica britannica è stata fondamentale per lo studio delle stelle, dei neutroni e dei buchi neri, benché fin da subito fosse chiaro che occorreva un altro luogo che lo ospitasse, poiché le condizioni meteorologiche di Herstmonceux non erano ottimali.

    Fu così che alla fine degli anni ‘60 venne creato un comitato britannico con lo scopo di individuare un nuovo sito nell’emisfero settentrionale e venne inviato un team di scienziati proprio a La Palma, a Roque de Los Muchachos, la cui sommità venne raggiunta a dorso di mulo.

    Già a quei tempi risultò evidente che El Roque incontrava determinate condizioni richieste per l’installazione del telescopio, così come dichiarato anche da un team di scienziati svedesi che raggiunse quello britannico, dando vita all’attuale torre solare.

    Isaac Newton venne quindi trasferito nel 1981 a La Palma e Balcells ricorda che al Roque arrivò per prima tutta la parte meccanica dell’originale, cui vennero apportate modifiche importanti poiché, essendo una montatura equatoriale, la struttura dell’asse principale che punta alla stella polare doveva essere riadattata, essendo La Palma ad una latitudine più bassa.


    Inoltre il nuovo Newton avrebbe funzionato con rilevatori elettronici e non con lastre fotografiche come era stato fatto in Inghilterra, dove era indispensabile un uomo a guardare nell’oculare.

    L’inaugurazione venne effettuata il 29 giugno del 1985 in coincidenza con il varo degli osservatori astrofisici delle isole Canarie, alla presenza di re Juan Carlos.

    Ma il telescopio Isaac Newton, oltre ai buchi neri, ha altre tre peculiarità che sono considerate pietre miliari nella sua storia, la prima di esse è la scoperta dei quasar, una delle grandi incognite dell’astrofisica del momento, ovvero nuclei di galassie molto distanti dal sistema solare.

    La seconda pietra miliare del Newton è stata la mappatura della Galassia di Andromeda, distante dal sistema solare appena due milioni di anni luce e quindi la più vicina a noi; durante questa entusiasmante scoperta si rilevò la presenza di strani filamenti simili a percorsi di stelle, un fenomeno molto particolare che si verifica quando una galassia inghiotte un’altra più piccola per effetto dell’attrazione gravitazionale.

    Questo, insieme a molti altri test effettuati in merito, portò gli astronomi a ritenere che il cosiddetto cannibalismo fosse molto comune nell’universo.

    Terza tappa fondamentale fu la realizzazione di due mappe della Via Lattea realizzate con la luce ad idrogeno e ultravioletta.

    Di grande importanza, sottolinea Balcells, fu l’aspetto sociologico dell’arrivo del telescopio, in un momento di cambio generazionale nella comunità degli astrofisici e di arrivo di nuovi astronomi freschi di studi.

    Anche ora, con un programma destinato ai giovani ricercatori che lavorano come astronomi all’Isaac Newton, si stanno scrivendo le pagine del futuro dei grandi telescopi di 30 o 40 metri, perseguendo così un costante entusiasmo per l’astronomia in uno dei luoghi più emblematici del globo per l’osservazione del cielo.

    Cristiano Collina

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