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    L’omarello di novembre 2017

    DAVIDE SELIS

    “Beatrice si mette subito in moto con le ricerche, e mobilita i suoi migliori collaboratori per trovarmi una casa.

    Ma anche così la situazione ristagna, e passano giorni per me angoscianti, senza che si trovi nulla.

    Ci rendiamo presto conto di quanto siano cambiate le condizioni del mercato in alta stagione, da un anno all’altro. Se fossi venuto prima, mi spiega Beatrice, avrei trovato la casa subito e dei prezzi più ragionevoli: ora non si trova l’appartamento adatto a me perché il mercato è saturo ed offre soltanto qualche bilocale ad un prezzo troppo alto per la mia disponibilità.

    Devo rassegnarmi dunque a cercare un monolocale, perché quest’anno il boom di Tenerife ha fatto quasi raddoppiare i prezzi.

    Pazienza, starò più stretto, io che volevo due camere, ma sarà un sacrificio di pochi mesi soltanto perché poi comprerò una casa adatta alle mie esigenze di spazio, se il mio primo esperimento di vita al Puerto sarà riuscito.

    Ma anche il monolocale non si trova…

    Andrei in crisi pesante se Beatrice non avesse una capacità straordinaria di rassicurare e sostenere le persone: moralmente mi sostiene quasi di peso.

    Poi, la situazione si sblocca: all’improvviso, da un giorno all’altro.


    Un bel giorno infatti vengono immessi sul mercato diversi mini-appartamenti che potrebbero fare al caso mio.

    Mi conduce a visionarli tutti Mery Coverano, la vicedirettrice dell’agenzia del cavalier Morucci.

    Mery mi appare come una bambolina graziosissima poco più che trentenne, ma è una vera donna di classe e molto sicura ed efficiente; accompagnato da lei mi sento in una botte di ferro.

    Questa splendida giovane donna ha preso a volermi bene come se fossi un suo zio, ed io sono orgoglioso di avere trovato una nipote così bella ed in gamba.

    Visitando i diversi appartamenti offerti in affitto, mi rendo conto che un omarello come me piace molto ai padroni di casa o dueños, dà un senso di sicurezza che i giovani non possono dare.

    Vado per così dire “a ruba”, sbaraglio la concorrenza e posso scegliere ciò che più mi piace.

    Dopo aver visto tutte le case possibili, la mia preferenza cade su un monolocale che si trova al settimo piano dell’edificio Bel Air A, il palazzo collegato al grattacielo del Puerto.

    Mery, che non mi lesina intelligenti e garbati consigli ma rispetta i miei gusti, non appare per niente convinta della mia preferenza, perché abbiamo visto appartamentini più spaziosi, meno cari ed addirittura in posizione migliore. Però questo locale ha un pregio che lo rende per me imbattibile: dall’alto del suo settimo piano mi dona una vista stupenda: la collina del parco Taoro dal balcone di casa, e l’oceano Atlantico dal ballatoio esterno.

    E luce, luce, tanta luce.

    Tutta questa luce sarà il motivo vincente: uno che alla mia età si è buttato in un mondo nuovo di cui conosce ancora poco la lingua, le usanze e le mentalità, tutto solo, reduce da una separazione sentimentale dolorosa, privo di parenti ed amici ai quali appoggiarsi… uno come me ha bisogno di nuotare nella luce per non conoscere momenti di crisi o di scoramento.

    E questa marea di luce che inonda il monolocale nell’edificio Bel Air, avrà la meglio su tutto, nel determinare la mia scelta.

    La luce batterà una casa più grande, più comoda e meno costosa, la luce batterà, mi piange il cuore a ricordarlo, una carinissima padrona di casa con la quale ci eravamo piaciuti a prima vista, ed io presentivo la possibilità di un flirt confortante ed esaltante (con una donna del luogo, con tutte le risorse che questo implica!)…

    Vince la luce, per la fortuna di un simpatico padrone di casa che avrà un inquilino come l’omarello.

    Il giorno della stipula del contratto io sono non poco emozionato: sto facendo il primo passo concreto per mettere radici nella mia vita nuova, sto prendendo casa.

    Sono talmente “in barca” per la svolta audace della mia vita, talmente bisognoso di abbandonare l’hotel che mi costa tanto, e talmente scosso dal pericolo patito fino ad ora, di dover rinunciare alla mia impresa per costi eccessivi, che sto per accettare una condizione di affitto brutale.

    Infatti, durante la stesura del contratto nella sede dell’agenzia immobiliare, il mio futuro padrone di casa tenta di fare il furbo.

    Dato che i miei consumi saranno a suo carico, ovvero compresi nelle rate dell’affitto, il dueño cerca di far scrivere alla segretaria dell’agenzia che stende il contratto, una condizione-capestro: ovvero che il boiler che assicura all’appartamento l’acqua calda, sarà regolato da un dispositivo-timer, per cui l’acqua verrà scaldata solo per poche ore al giorno.

    Io sono emotivamente sfinito, ed ancora spaventato, cosicché non punto i piedi.

    Ci pensa per me Beatrice: lei, che fino a quel momento era stata nei confronti del dueño calorosamente cordiale come sa essere con tutti, si piazza frontalmente di fronte a quell’uomo robusto, lo mira diritto come una leonessa in agguato scruta la sua preda, e poi gli sibila: ”perché???”.

    Quell’uomo prestante di fronte a tanta grinta inattesa si confonde, arretra e ritratta.

    Si accontenta di una mia promessa che limiterò i consumi.

    Non dimenticherò mai quel momento.

    Lì si è giocato il mio destino (non solo abitativo) al Puerto, lì ho capito di essere entrato nel cuore di Beatrice, come sono precedentemente entrato nel cuore di Mery, e successivamente entrerò in quello dal cav. Morucci.

    In quel momento sono diventato uno di quei privilegiati che se vivono a Puerto de la Cruz non hanno alcun problema materiale.

    Perché se Beatrice ama, ama davvero, si spende fino in fondo, ed ha molta “moneta” da spendere per coloro che ama.

    Prendo dunque quella casa in affitto; i primissimi giorni sono “rose e fiori”, ma molto presto si presenta un inconveniente spaventoso.

    Descrissi la mia disavventura quasi in simultanea in un gruppo di facebook, cosicché una parte dei miei attuali lettori già la conosce.

    Invito questi a saltare d’un balzo la narrazione che segue, e dò loro un arrivederci alla prossima puntata di questo “diario”.

    (Continua) 

    di Davide Selis

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