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    Gestha, più di metà degli affitti turistici non è dichiarata

    Serve una manovra dura nei confronti degli affitti turistici non dichiarati che, stando alle dichiarazioni di Gestha, il team di tecnici del Ministerio de Hacienda, rappresentano ormai il 55,6% del totale degli affitti vacanzieri sulle isole Canarie, una percentuale che si rivela di 14 punti al di sopra della media nazionale.

    Gestha ricorda inoltre che l’Agenzia Tributaria canaria, AEAT, ha evidenziato il fenomeno nella Campaña de la Renta del 2017, nella quale è stato incluso un messaggio informativo attraverso il sistema Renta Web per i contribuenti che hanno promosso appartamenti e case in affitto su internet.

    Ad oggi la situazione vede più di un milione di alloggi in locazione al di fuori del controllo del fisco in Spagna.

    I tecnici della Hacienda classificano i proprietari che affittano le abitazioni in Spagna secondo due profili ben distinti: il gruppo di coloro che affittano per integrare la pensione e che non necessitano di una seconda abitazione per uso personale e il gruppo delle famiglie che durante il boom immobiliare comprarono una nuova casa, mettendo in affitto la vecchia per contribuire a pagare il mutuo ipotecario sulla nuova.

    Nonostante le numerose difficoltà finanziarie che hanno attraversato molti di questi proprietari, colpiti da un calo del reddito disponibile, è però certo che il guadagno effettivo proveniente dagli affitti è diminuito del 12,6% a partire dal 2007, anno in cui gli affitti fraudolenti hanno raggiunto il 54,03%.

    In particolare la Murcia, le Canarie e l’Andalusia sono le tre regioni autonome con la maggior percentuale di affitti turistici non dichiarati, con rispettivamente il 61,1%, il 55,6% e il 55,4%, regioni dove ovviamente il turismo rappresenta un’importante fonte di reddito e per il quale vi è più possibilità di frodare il fisco.

    Gestha informa anche che di contro le regioni spagnole dove le percentuali rivelano una diffusione meno significativa del fenomeno sono Galizia, Castilla y León e Aragona, con il 25%, il 23,1% e il 21,2% rispettivamente.

    di Valeria Pezzi


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