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    Bollette della luce sempre più care, ecco il perché

    di Daniele Dal Maso

    Il prezzo dell’energia elettrica continua ad aumentare con conseguente rialzo degli importi nelle bollette della luce; si consideri che nella prima settimana del 2017 il prezzo dell’elettricità all’ingrosso ha raggiunto i 75,28 euro per MW per ora,  un vero e proprio record dal 2013.

    Questa cifra rappresenterebbe solo un terzo delle bollette che arrivano al consumatore, dove trova aggiunte quote per i costi della manutenzione della rete, imposte e tasse.

    Considerato che il prezzo nei trimestri precedenti è stato di 40 euro MW/ora, il quesito che le maggiori associazioni di consumatori si pongono riguarda ovviamente l’idoneità del sistema di calcolo della quota per utente.

    Jesús Matilla, ingegnere industriale alla Geosfera, spiega come viene fissato innanzitutto il prezzo dell’energia elettrica; la luce, fino all’entrata in vigore della legge 54/1997 sul settore dell’energia elettrica, era in mano a poche imprese in un regime di oligopolio e con una politica dei prezzi regolata e apparentemente controllata dal Gobierno.

    Ma è stato nel 1997 quando la legge di cui sopra e successivamente la sua sostituta, la Ley 24/2013, hanno cambiato significativamente il nuovo scenario in materia di politica dei prezzi, portando alla liberalizzazione del mercato, con l’obiettivo di introdurre la concorrenza e impedire che il sistema di produzione di energia elettrica che arrivava fino al consumatore fosse nelle mani di pochi.

    Attualmente la generazione di energia, la sua distribuzione e il consumo sono così regolate: la generazione avviene in tutte le centrali convenzionali che consumano combustibile fossile, in quelle rinnovabili e in quelle nucleari. Il trasporto e la distribuzione sono invece in mano alla Red Eléctrica (REE) che gestisce le reti attraverso le quali l’energia elettrica giunge al consumatore finale.

    A questo punto, sottolinea Matilla, è facile capire come funzioni il sistema elettrico dell’arcipelago; le aziende hanno un mercato marginale per quanto riguarda la compravendita dell’elettricità, regolata a sua volta da un organismo chiamato OMIE. I generatori di corrente offrono il proprio prodotto ad un prezzo e i cosiddetti commercianti di energia l’acquistano in funzione di quello che stimano i propri clienti consumeranno.


    Sono la curva della vendita e dell’acquisto che, incrociandosi, determinano il prezzo finale, in quello che si configura come un mercato le cui regole sono ormai obsolete; riguardo invece al trasporto e alla distribuzione si mantiene il controllo del Gobierno.

    Per evitare abusi nessuna società può essere contemporaneamente produttrice, distributrice e commerciante dell’energia elettrica, per la quale si realizza una vera e propria asta in cui ogni giorno alle 20.15 si stabilisce il prezzo orario del giorno seguente e coloro che devono acquistarla per distribuirla decidono le quantità.

    Il prezzo finale che ne esce dal mercato elettrico riguarda la generazione dell’energia; per intenderci l’asta comunica il prezzo al kWh per ciascuna unità. La quantità dei kWh a questo prezzo che il consumatore utilizza costituisce una parte delle bollette, a cui si aggiunge la potenza contrattata maggiorata delle spese di trasporto e di distribuzione, oltre le imposte e il costo di interruzione del servizio.

    A partire da questa base, il consumatore a seconda della potenza che necessita, del livello di tensione (basso o alto) e della preferenza oraria, potrà accedere alle tariffe della rete dell’energia elettrica per la quale trasporto e diffusione vengono regolati dal Gobierno.

    La maggior parte degli utenti, con una potenza richiesta inferiore a 10kW, sono più di 13 milioni e rientrano nella cosiddetta tariffa 2.0, all’interno della quale possono beneficiare del prezzo di vendita al piccolo consumatore PVPC o rivolgersi al mercato libero.

    In questo ultimo caso si aprono diversi tipi di contratti e alcune aziende sono arrivate a risparmiare fino a 17 milioni di euro l’anno; è quindi il consumatore, in primo luogo, a scegliere l’offerta che reputa più vantaggiosa e una famiglia normale può arrivare a risparmiare 20 euro al mese sulle bollette, qualora non contratti una quantità di energia elettrica superiore alle sue necessità.

    L’idea del Gobierno è che i cittadini imparino che produrre energia è molto costoso e incide sul prezzo dell’utilizzatore finale; se tutti consumano allo stesso tempo, la rete attraverso la quale circola l’energia elettrica dovrà avere una considerevole portanza, quindi sarà più costosa.

    A questo proposito è nata la soluzione di promuovere un consumo responsabile, con ore di punta ben segnalate e la comunicazione di quanto costa l’energia in ogni momento della giornata.

    La potenza contrattata è un altro punto saldo delle bollette; una volta che i consumatori possono assumere un atteggiamento responsabile e controllare i costi energetici in base agli orari della giornata meno costosi, questo fattore non solo rimarrà stabile ma potrà essere cambiato, alla necessità, in ogni momento senza costi aggiuntivi.

    Detto questo è bene ora sottolineare che mentre in tutta la penisola spagnola il prezzo dell’energia elettrica è lo stesso, nell’Arcipelago delle Canarie è più elevato.

    Nei territori extra penisola come le Canarie, le Baleari, Ceuta e Melilla occorre ricordare che i costi supplementari dovuti alla produzione di energia elettrica nelle singole aree non sono indifferenti e subiscono dei cambiamenti dovuti alle condizioni meteorologiche favorevoli alle rinnovabili o a un ribasso del petrolio, che non vengono comunicati.

    Il punto, evidenzia infine Matilla, è che l’unico modo per ottenere delle bollette a costo affrontabile e prive di sbalzi dovuti a cause congiunturali, è quello di investire nelle energie rinnovabili, soprattutto in territori, quali quello dell’arcipelago, dove rappresentano una fonte pressoché certa naturalmente a disposizione per essere sfruttata.

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