
Chi vive dalle parti di Los Cristianos avrà notato l’immenso cartello color rosa caramella che troneggia nella rotonda e incita a mangiare, comprare, spassarsela.
La morte dell’intelligenza in tinte pastello.
La sola cosa che si moltiplica ultimamente, accanto all’invito a vivere con paura, è l’invito a vivere con stupidità.
Nei momenti di tempesta, l’ancora dei classici non tradisce mai.
Herbert Marcuse, principalmente noto per il suo ruolo nel movimento studentesco del 1968, ci ha lasciato (nel 1965!) una bozza critica di quel cartello su cui vale la pena di fermarsi un attimo.
Riassumo pochi concetti terribilmente attuali con fedeltà assoluta dal testo originale.
La democrazia rafforza il sistema di dominio sulle persone perché ottiene la collaborazione degli oppressi, trovando meno resistenza, opprime in modo più capillare.
Monopolizza la comunicazione e alza costantemente il tiro della competizione fra le persone per raggiungere obiettivi che le tengano lontane dagli argomenti scomodi per chi detiene il potere.
Fa in modo che si occupino d’altro allegramente.
Sostituisce desideri materiali alle aspirazioni culturali e spirituali e per apparire bonaria deve solo soddisfare le necessità di una infelice società felice.
La gara della vita si riduce a competere per definire quanto riusciamo a prendere di ciò che chi detiene il potere mette in palio.
La non libertà consente gli infiniti talk show e le proteste effimere che non incidono sulla realtà, però blocca sul nascere le condizioni per immaginare e proporre una visione generale che possa tirar giù e sostituire il sistema dominante e i suoi pilastri.
Stimola la protesta dentro il sistema, sui particolari del sistema ma spinge le persone a non concepire una cornice differente da quella che la classe dominante disegna per loro.
Una cornice nella quale sono pedine irrilevanti.
Ma quali sono i pilastri della felicità obbligatoria?
EAT SHOP ENJOY.
Negli esiti a lungo termine del sistema di vita della società industriale avanzata che ha bisogno assoluto di “territori da mettere a reddito”, Marcuse vede con grande anticipo che dopo il colonialismo territoriale del ‘900, arriverà necessariamente un colonialismo il cui terreno di sfruttamento sarò lo spazio interiore dell’uomo, la sua mente prima, il suo spirito poi.
Vero, meraviglioso e terribile allo stesso tempo.
Lo vediamo accadere ogni giorno.
Gli elicotteri che in Sardegna davano fuoco ai campi in cui le persone manifestavano per un mondo diverso, un mondo capace di trovare accordi prima della guerra e non dopo, davano fuoco alla possibilità di pensare un mondo migliore.
Un bel passo avanti rispetto a quando sulle barricate si sparava da una parte e dall’altra.
Ma se era tutto sui libri, non quelli sui banchi di scuola, non sia mai, se era possibile comprare nel 1965, per 500 lire alle bancarelle, la road map delle intenzioni dei lupi che cavalcano il pianeta, come mai oggi passano per geni quelli che scoprono l’acqua calda e si preoccupano dell’intelligenza artificiale, della cittadinanza a punti, dei microchip e tutto il resto?
Perché le democrazie non silenziano, coprono con la marcia di Topolino le parole necessarie per definire e identificare gli inganni di un sistema che confonde necessità imposte e desideri spontanei, fama e merito, relazioni politiche e relazioni d’affari.
Le persone lo sanno, ma lo spazio per dare un senso al loro malessere è indisponibile, il labirinto delle obiezioni consentite non ha un’uscita sugli spazi di quelle non consentite.
In un momento in cui si parla di mandare i nostri figli a morire in guerra sui carri armati comprati con i nostri risparmi requisiti dalla notte alla mattina.
In un momento in cui si parla di un opportuno nuovo covid per commercializzare un vaccino “contagioso” che vaccina volente o nolente il più riottoso dei novax.
In un momento in cui agli occhi del mondo intero continuiamo a fornire le armi che fanno strazio di donne e bambini affamati e terrorizzati, intrappolati a Gaza come topi.
In un momento in cui il decreto sicurezza militarizza la sicurezza di chi governa al riparo della rabbia del popolo
In un momento in cui tutti i popoli sfilano contro la guerra e tutti i governi se ne fregano come nulla fosse, ma veramente la cosa più urgente da fare era nascondere fra le righe di un referendum mal strutturato la legge sulla cittadinanza accelerata?
L’afflusso patetico dice che la gente voleva esprimersi su differenti argomenti ma anche il referendum ormai è al servizio della grande menzogna.
Una vittoria di Pirro schifare lo strumento più forte che abbiamo per esprimerci.
E allora?
Delle due una: o eat shop enjoy finché dura il titanic oppure mirare ai pilastri della palafitta e prepararci a pagare pegno per una vita più degna.
Marcuse ha un suggerimento bellissimo da dare in tal senso, se anche il suggerimento fosse troppo per voi, alla peggio, avrete letto un libro bellissimo.
Io ne ho amato ogni rigo.
Claudia Maria Sini