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    L’ispezione degli affitti turistici nelle Canarie, una missione quasi impossibile

    I comuni avvertono che non dispongono del personale necessario per rispettare il piano di controllo richiesto. 

    A Teguise, Lanzarote, un totale di 1.826 abitazioni sono destinate all’affitto turistico, circa il 16,3% delle case censite, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (INE). 

    Si tratta di un dato elevato, il terzo più alto delle Canarie, superato solo da Yaiza (23,63%), un altro comune di Lanzarote, e La Oliva (24,16%), situato nel nord dell’isola vicina, Fuerteventura.

    L’affitto turistico ha guadagnato terreno in questa località, caratterizzata da edifici bianchi e palme, grazie a una normativa approvata nel 2015 che richiede solo la presentazione di una dichiarazione responsabile dell’attività al Cabildo Insular (il consiglio comunale) e poco altro. 

    La crescita è stata sostenuta, senza che il comune o qualsiasi altra amministrazione pubblica intervenisse o imponesse limiti.

    La legge che regola le case vacanza nell’arcipelago, già all’esame del Parlamento autonomo dopo essere passata al Consiglio consultivo, obbliga gli enti locali a elaborare, entro otto mesi dalla sua entrata in vigore, un “piano di verifica e controllo” di tutti gli appartamenti turistici, la cui attuazione non dovrà superare i quattro anni.

    I comuni dovranno ispezionare tutte le case utilizzate a fini turistici nelle isole, più di 50.000, e intervenire su quelle che non sono conformi alla normativa. 

    “Non siamo preparati. Abbiamo solo due persone nel dipartimento delle attività classificate. Sarà un vero caos”, assicura l’assessore al turismo del comune, Rita Hernández, di Lanzarote.


    Dopo che ‘diverse amministrazioni pubbliche, associazioni e collettivi’ hanno messo in evidenza ‘l’esistenza di decine di migliaia di case vacanza che non rispettano la normativa’ turistica e sulle attività classificate. 

    Ciò che è successo, ha sottolineato l’assessore al Turismo è che “molti” di loro “non hanno comunicato l’adempimento dell’attività classificata”, ovvero i dati comunicati o dichiarati, le strutture e l’attività svolta negli appartamenti turistici, e ora si sono trovati con le spalle al muro.

    “Nessun comune dispone di risorse economiche proprie per far fronte al lavoro di ispezione che questa legge vuole imporre. 

    Non abbiamo personale per controllare ogni singola abitazione”.

    Sembra evidente che le amministrazioni locali non sono preparate ad avere una capacità di controllo così importante. 

    A seconda del livello di responsabilità, tutto indica che saranno necessarie risorse straordinarie che al momento non esistono, aggiunge il Comune di Adeje, un altro comune con un’importante penetrazione degli affitti turistici.

    Ma il rilascio della licenza di attività classificata e la sua verifica sono di competenza dei comuni.

    “Le ispezioni devono rimanere di competenza del governo delle Canarie. 

    Se l’onere maggiore della procedura ricade sui comuni, la legge non sarà efficiente e potrebbe comportare un grave dissesto finanziario per le amministrazioni locali”, aggiungono fonti della Federazione.

    Di fronte al rifiuto degli enti locali, sembra chiaro che il controllo del rispetto della legalità degli affitti turistici sia stato finora un compito esclusivo del Servizio di Ispezione e Sanzioni del Dipartimento del Turismo e non sempre fatto.

    Il Ministero del Turismo ha approfondito un po’ di più la sua risposta e ha precisato che la Polizia delle Canarie svolge “da tempo” funzioni di ispezione turistica. 

    I dati ufficiali mostrano che nel 2019 il numero totale di ispezioni effettuate in case vacanza è stato di 129 e nei primi nove mesi del 2023 sono state 128. 

    Si sottolinea l’esistenza di ordinanze “molto restrittive” per esempio nella città di Madrid, dove ci sono circa 1.000 licenze, ma a causa della “chiusura degli occhi” da parte del Comune, è proliferata l’“informalità” del settore. 

    Lo stesso Comune della capitale ha comunicato nell’aprile dello scorso anno di aver registrato poco più di 12.400 alloggi turistici illegali.

    La capitale catalana (Barcellona) impone sanzioni di 60.000 euro per gli alloggi illegali. 

    Si ricorda che quando sono state applicate per la prima volta, i piccoli proprietari hanno abbandonato l’attività e ora il settore “si è professionalizzato molto”. 

    Nelle Canarie, Airbnb si è limitata a rispondere che “è disposta a collaborare con le autorità (…) per stabilire norme che mettano al primo posto le persone del luogo e consentano loro di beneficiare del turismo nelle zone di appartenenza”. 

    L’azienda sostiene “politiche efficaci” che “distinguano chiaramente tra host professionali” e coloro che lo fanno in modo sporadico e chiede anche che “si tenga conto delle esigenze delle destinazioni rurali”.

    Redazione

     

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