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    Papa Bergoglio. La complessità dietro il sorriso telegenico

    Su Papa Bergoglio ne abbiamo sentito e ne sentiremo, come si dice, “di ogni”.

    Ho cercato di informarmi a fondo e di capire che tipo di figura di potere è stato dentro e fuori dalla chiesa.

    Il risultato è una figura di una complessità che mi ha molto sorpreso e penso sia importante per tutti oggi, capire chi era al di là degli eccessi dei suoi fans e detrattori.

    Ciò che sicuramente non è stato, è il Papa della porta accanto.

    Era un esponente della corrente  gesuita definita marxista, quella della cosiddetta teoria della liberazione. 

    Non per questo era un Papa di sinistra.

    I Gesuiti sono gesuiti innanzitutto.  

    Pensano che il potere della chiesa debba intridere e sovrastare ogni altra forma di potere. 


    Trattano solo col potere e con il fine di consolidare e controllare il potere. 

    I Gesuiti SONO il potere.

    L’elezione di Papa  Francesco è stata acclamata da ben 70 logge massoniche in tutto il mondo.

    Alla sua morte è stato consegnato al Grande Oriente con il rito riservato ai  confratelli.

    L’ultima volta che accadde, fu per un altro gesuita.

    Perché i gesuiti piacciono tanto ai massoni? 

    Non tutti i gesuiti in realtà.

    La particolare corrente alla quale apparteneva il defunto Papa ha una visione della fede che si distacca dalla dimensione del mistero religioso, dalla visone canonica del cattolicesimo che fu quella per intenderci di Giovanni 23° o di Papa Wojtyla.

    Papi vicino alla società, vicini ai problemi del mondo reale, ma inamovibili per quanto riguarda la natura profonda della fede che divide chi crede da chi non crede, chi è membro della chiesa e chi no.

    Di Papa Giovanni ci rimane il ricordo delle chiese aperte per nascondere gli ebrei dai nazisti a costo della vita dei preti cattolici, di Papa Wojtyla il suo impegno politico a lato degli oppressi dalle dittature in prima linea, senza ipocrisie.

    Dal punto di vista della dottrina furono entrambi Papi conservatori.

    Uomini immensamente potenti, controvento rispetto al potere dell’uomo. 

    Ma figure istituzionali che rappresentano Dio in terra nel contesto di una religione monoteista, possono sensatamente essere progressiste senza smantellare la base del credo che rappresentano? 

    Ed è poi necessario essere progressisti per agire da buoni cristiani?

    La caratteristica di Papa Bergoglio è la sua non-ecclesiasticità ma le sue prese di posizione stridono con il suo stile informale.

    Nella sua intervista con Scalfari nel 2013 -che è ancora disponibile sul web- e nell’intervista con Fazio, ha espresso opinioni che  smantellano l’architettura bimillenaria della chiesa e questo non è moderno, è dissonante con il suo ruolo.

    Il lascito di un Papa sono le sue encicliche che hanno sempre un peso politico perché la chiesa fin dai tempi di Costantino è un soggetto anche politico.

    Riassumendole in ordine cronologico troviamo una coincidenza geometrica con i punti fondanti dell’agenda globalista e, a prescindere da alcune esternazioni prettamente verbali, manca uno schieramento da attivista a lato dei deboli. 

    Usare la parola genocidio non ha salvato nemmeno un gatto dall‘inferno di Gaza.

    Il progressivo abbassamento del livello dei diritti civili e della dignità delle persone, mentre il denaro si concentra nelle mani di ospiti graditi in Vaticano, fa sentire la mancanza della dottrina sociale della chiesa. 

    Di una lotta attiva a lato dei deboli.

    E’ il Papa del “vacunarsi è un acto de amor” e delle chiese chiuse.

    Ma allora questo papa, chi era? 

    Era un antiliberista convinto ma sarebbe un errore confonderlo con un umanista innovatore.

    Era un Gesuita con un’idea verticistica del potere che ha lavorato per abbattere barriere fra le religioni ma ha  banalizzato e privato dei suoi connotati geneticamente religiosi il nucleo della dottrina avvicinandola a un discorso sociologico dai connotati incerti.

    Se eliminiamo l’elemento squisitamente religioso e lasciamo il controllo centralizzato sui comportamenti della gente in tutto il mondo, esce l’identikit di una chiesa relativista globalista.

    il tandem puntualissimo con le affermazioni di Klaus Schwab richiede un approfondimento e da quell’approfondimento risulta che Schwab nella sua autobiografia indica un cardinale sudamericano della medesima corrente di Bergoglio come l’uomo che l’ha  illuminato e gli ha consentito di scegliere la “visione” su cui si struttura il World Economic Forum.

    Questo Papa così poco Papa, così mediatico e atipico, da che parte stava?

    Ecco, il suggerimento che mi permetto di darvi è approfondite.

    Per chi non legge, sul canale del vaso di Pandora e su Limes vi sono svariati brevi illuminanti video. 

    Per chi legge, Davide Lovat, Giacomo Maria Prati e Armando Savini sono autori di indirizzo diverso ma tutti molto onesti intellettualmente.

    Buona avventura nella vita di un uomo quasi incomprensibile e di un Papa rispetto al quale ci sarà un prima e un dopo, nella direzione storica del cammino della chiesa.

    Claudia Maria Sini

     

     

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