Quali sono le prospettive e i tempi di ripresa vegetazionale in quell’area per tornare a vedere un bosco lussureggiante e ricco di biodiversità?
Sono da pochi mesi a Tenerife e, peregrinando alla scoperta di alcuni dei moltissimi sentieri che conducono verso la cima del Teide, non ho potuto non notare i segni, ancora molto evidenti, di un recente incendio.
Stupisce infatti vedere una foresta di conifere, spesso anche molto rada, quasi del tutto priva di vegetazione di sottobosco.
Ma quando l’occhio cade sulle ampie porzioni di corteccia carbonizzata, alla base degli esemplari sopravvissuti alla furia delle fiamme, si dipanano i dubbi e tutto appare chiaro e coerente.
Incuriosito dalla ‘scoperta sul campo’ mi sono documentato, e non è stato difficile ottenere testimonianze dirette e ricordi ancora vivissimi di quello che è stato un evento catastrofico di portata quasi apocalittica.
Un evento che non ha mancato di ispirare anche la canzone popolare tradizionale Canaria, con il racconto in musica del disastro.
L’incendio, risalente all’agosto 2023, che ha compromesso il parco della corona forestale del Teide, ha avuto un impatto devastante, bruciando oltre 2.600 ettari di terreno e causando danni significativi all’ecosistema locale.
La domanda a questo punto è d’obbligo: si riprenderà la foresta sommitale del vulcano? E se sì con quali eventuali danni permanenti? E con quali tempi?
In generale, la ripresa vegetazionale dopo un incendio forestale può richiedere da alcuni anni a decenni, a seconda della gravità del danno e delle condizioni ambientali.
Per le foreste di pini, come quelle del Teide, la rigenerazione può avvenire in 10-20 anni, ma l’ecosistema potrebbe non tornare alla sua biodiversità originale per molto più tempo.
La disponibilità di acqua, le temperature e le condizioni climatiche influenzeranno notevolmente la velocità di recupero. Le temperature estreme e la siccità possono ostacolare la crescita delle piante.
Azioni di riforestazione e gestione attiva dell’ecosistema possono accelerare il processo di recupero. Tuttavia, è fondamentale pianificare questi interventi con attenzione per garantire che siano ecologicamente sostenibili.
La biodiversità potrebbe subire un impatto duraturo, poiché alcune specie potrebbero non riprendersi facilmente o potrebbero essere sostituite da altre più resistenti al fuoco. La diversità genetica delle piante e degli animali locali sarà cruciale per la resilienza dell’ecosistema.
In sintesi, mentre ci sono prospettive per la ripresa vegetazionale nel parco del Teide, possiamo aspettarci che il processo sarà lungo e influenzato da una molteplicità di fattori ambientali e umani.
Ma quali sono le specie vegetali più colpite dall’incendio?
L’incendio ha colpito diverse specie vegetali, con effetti variabili sulla loro sopravvivenza e capacità di recupero. Tra le specie più vulnerabili troviamo:
Il Tasso (Taxus baccata): dai rilievi post-incendio si è riscontrata la sua assenza nei punti di campionamento, suggerendo una significativa perdita di biodiversità
L’ Agrifoglio (Ilex aquifolium) e l’Alloro (Laurus nobilis): anche queste specie non sono state rinvenute nei siti storici, indicando una potenziale diminuzione della loro presenza a causa dell’incendio.
Il Biancospino (Crataegus monogyna). Simile ai precenenti, il biancospino ha mostrato segni di vulnerabilità e potrebbe con buona probabilità, aver subito un declino nella sua popolazione.
Di contro, alcune specie hanno dimostrato una notevole capacità di recupero e adattamento al fuoco:
Cisto (Cistus spp.): pianta pirofita, ovvero che si avvale del fuoco per la germinazione dei semi, che hanno iniziato a ricrescere rapidamente nell’area.
– Erica arborea e Mirto (Myrtus communis): due specie che hanno mostrato una buona resistenza e capacità di rigenerazione dopo l’incendio.
Quindi, mentre alcune specie vegetali hanno subito gravi perdite, altre stanno mostrando segni di resilienza e possono contribuire alla ricolonizzazione dell’area.
Le pendici del Teide sono spesso scoscese, ripide e profondamente solcate dall’azione dell’acqua e della lava.
Questo ‘ricamo’ della crosta terrestre, che caratterizza i versanti del vulcano, sono spesso anche la ragione del travolgente fascino che il Teide esercita su turisti e visitatori.
Al contempo però la presenza di forti pendii e di irregolarità nell’andamento del suolo, rappresentano un’ulteriore sfida per la ripresa vegetazionale post incendio.
Sfide che per la ripresa vegetazionale in zone montuose includono:
Cambiamenti Climatici: Le montagne stanno subendo un riscaldamento più rapido rispetto ad altre aree, il che altera i modelli di crescita delle piante. Le specie alpine, adattate a condizioni fresche, possono essere superate da specie più competitive provenienti da altitudini inferiori, compromettendo la biodiversità locale.
Condizioni del Terreno: La capacità del suolo di immagazzinare nutrienti e acqua è cruciale per la crescita vegetale. Tuttavia, il riscaldamento globale può modificare la composizione del suolo e rallentare il processo di formazione del terreno, rendendo difficile per le piante stabilirsi in nuovi habitat.
Stress Idrico: Con l’aumento delle temperature, le piante possono subire maggiormente gli effetti del deficit idrico, specialmente quelle a quote più basse o in aree aride. Questo può portare a una diminuzione della loro capacità di recupero e crescita.
Erosione e Instabilità del Suolo: La scomparsa o la riduzione considerevole del sottobosco a causa del fuoco, può causare frane e colate di fango, compromettendo ulteriormente la stabilità del suolo e la possibilità di ripristino vegetazionale.
Pressione Antropica: L’urbanizzazione e le attività turistiche possono esercitare ulteriore pressione sugli ecosistemi montani, limitando gli spazi disponibili per la vegetazione naturale e alterando le dinamiche ecologiche.
Queste sfide richiedono interventi mirati e strategie di gestione sostenibile per promuovere la resilienza degli ecosistemi del Teide, sono interventi che competono al Cabildo e che si spera possano essere avviati a breve, intanto però, senza aspettare aiuti esterni, la natura sta facendo il suo corso, la foresta si sta lentamente riprendendo e per gli appassionati del bosco e delle passeggiate in montagna c’è la quasi certezza che nel giro di pochi anni ci si potrà nuovamente immergere in una lussureggiante vegetazione alla volta del Pico del Teide.
di Luca Bertagnon