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    Sotto il vestito niente, quando l’abito può fare a meno del monaco

    Tutti noi cediamo alla tentazione di guastare un poco di tempo con le notizie che scorrono nei nostri telefoni in modo quasi automatico.

    Ultimamente, fra il salvataggio di un piccolo randagio, un tutorial di cucina, un attore che fa lo scemo col suo gatto, l’avviso di un concerto, ha catturato la mia attenzione una circostanza consolidata del “costume” dei giorni nostri.

    Ora finché il post, l’articolo, il racconto, riguarda Fedez e Signora o Jennifer Lopez e i partecipanti dell’isola dei famosi, ci può stare.

    Le cose cambiano però, quando lo stesso criterio viene applicato ai premi cinematografici, ai premi letterari, ai simposi di ministri che decidono le sorti del pianeta, ai premi letterari.

    Il caso più incredibile l’ho registrato in occasione del premio Goya, la notte degli oscar spagnola.

    Il cinema spagnolo è un pezzo da novanta della cultura di Spagna, fra registi, attori, sceneggiatori, davvero, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

    E’ un prodotto ancora di qualità ma soprattutto frutto del lavoro, un ambiente culturale rabbiosamente ancorato alla conservazione della qualità.

    Ebbene, per i primi giorni dopo la notte delle stelle, ho trovato seria difficoltà a trovare un articolo o un filmato che mi permettesse di sapere chi  ha vinto e perché.


    Mi sono presa la briga di contare quanti link ho dovuto superare per liberarmi del Dolce e Gabbana di Penelope Cruz, il Saint Laurent di Milena Smith, il Gucci di Anna Castillo… quasi venti.

    Pagine e pagine per osannare gli stilisti, i tessuti, lo stile degli abiti e appena un cenno alla persona che li indossa, peggio, nessun cenno al film interpretato e al giudizio della giuria… dico … si può?

    Così a seguire ho cercato alcuni importanti eventi culturali come il gala del MET, riunione mondana a sfondo benefico per recuperare fondi per importanti progetti del Metropolitan Museum di New York che, a ogni edizione, dedica quei fondi a un progetto di sviluppo del Costume Institute.

    E ci risiamo: so tutto sull’abito a fiori di Amal Clooney che a stento ha potuto rubare l’attenzione al lampadario francese stile 1700 indossato da Katy Perry nel 2019 o il carretto siciliano che troneggiava sul capo di Sara Jessica Parker .

    E’ un evento di moda, parlare degli abiti ci sta, però, è normale che nemmeno una parola sia stata spesa sul progetto che i costosissimi biglietti di accesso (ad invito) andranno a finanziare?

    E’ normale saltare in assoluto il motivo per cui quel gala esiste?

    Così pure nell’articolo sul Premio Princesa de Girona, il premio per la creatività, l’innovazione scientifica, i progressi dell’arte, la prima pagina e mezzo è dedicata allo stile “da comunione pacchiana dei paesi” del vestito delle due principesse spagnole che ha fatto bollire le reti nazionali per un paio di giorni.

    Sì però, chi sono i giovani spagnoli su cui la Spagna punterà per innovare l’arte, la scienza e la cultura?

    E cosa ci hanno presentato di così brillante e da poter vincere il premio più ambito dai giovani talenti sul cui intelletto e sulla cui fantasia dovrà poggiare il futuro di un grande paese?

    Speriamo che indossino qualcosa di molto costoso o molto astruso a tempi brevi così almeno sapremo, per via incidentale, che faccia hanno.

    Claudia Maria Sini

     

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