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    Qualcosa di bello: IL BOOKSHOP RESIDENCY

    La cattiva notizia è che questa cosa molto bella succede in Scozia e non qui, quella buona, è che è facilissima da  realizzare e niente vieta di importarla senza fatica.

    E’ una trovata davvero deliziosa per campare, fare turismo e fare cultura.

    A Wigtown, in un angolo sperduto della Scozia, sospettano con ragione che nessuno di noi abbia la più pallida idea di dove sia la loro città.

    Piuttosto che metterci un paio di Acquafan, due Zara e un bazar cinese, si inventano la “Wigtown festival company”, un team di persone intelligenti che stimolano un turismo educato e compatibile con lo stile di vita della comunità residente.

    Meglio direi, del meccanismo letale che produce turismo offendendo contemporaneamente l’intelligenza e la dignità, cui siamo tristemente abituati da Rimini a Parigi, dalla Sardegna a Tenerife.

    Fra tante altre idee sorprendenti e originali, il team di giovani scozzesi offre la possibilità di lavorare gratuitamente in una libreria per una settimana in cambio della possibilità di abitare nello studio soprastante per poco più di venti euro a notte, disporre di un computer e di una bicicletta per esplorare le campagne intorno, essere accolti dalla comunità residente come amici.

    Persone competenti inoltre affiancano l’ospite nella sua esperienza di libraio estemporaneo.

    E’ una vacanza che offre il piacere del contatto umano, ci ricorda che l’esperienza relazionale non è ammassarsi tutti nello stesso posto.


    La relazione umana è conoscersi, capirsi, fare cose insieme, creare legami.

    Chi va via dal bookshop e dalla sua cameretta al primo piano ha nuovi amici, nuove esperienze e nuove competenze.

    Succede che quando una risposta è ovvia non si perda tempo a rifletterci su, e, a furia di non rifletterci su, ci si convince che esistano realtà immutabili, che il futuro sia una cosa che arriva e non una cosa che si costruisce.

    Immagino una Tenerife ma anche la mia amata Sardegna capire questa cosa semplice, immagino una pioggia di meteoriti sui mostri di cemento e i club di lap dance, immagino finche a perdita d’occhio e piccoli hotel a gestione familiare.

    Immagino molti “Mister Splendido” in meno e molte persone in bicicletta in più, immagino un benessere diffuso fra tutti i residenti e non concentrato in pochissime mani al prezzo della distruzione irreversibile del patrimonio naturale e di uno stile di vita schizofrenico e infelice.

    Immagino soprattutto che le persone diventino capaci di una domanda semplice e una risposta altrettanto semplice.

    E’ strettamente necessario trasformare il mondo intero in una nauseante città mercato, spietata, dispersiva, caotica e senza regole per consentire alla gente di campare? I ragazzi di Wigtown si sono posti questa domanda e poiché hanno creato un’economia fiorente in un angolo di mondo davvero fuori mano con una ricetta diversa, ci hanno dimostrato che la risposta è NO, ASSOLUTAMENTE NO.

    Claudia Maria Sini

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