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    Gran Canaria, l’isola delle dighe

    Le dighe presenti a Gran Canaria, occupando 10 volte lo spazio occupato da hotel e bungalow, vale a dire 156 km quadrati, fanno dell’isola la regione a più alta densità di acqua immagazzinata del mondo.

    Le 167 dighe rappresentano infatti quasi il 20% dell’acqua immagazzinata in Spagna e occupano il 35% della superficie totale dell’isola, mettendo un grosso ostacolo allo sviluppo di strutture turistiche sul territorio.

    Durante una conferenza organizzata dal Collegio de Ingenieros de Caminos, Canales y Puertos presieduto dall’ex direttore di Costas José María Hernández, si è dibattuto sulle macroscopiche differenze relative all’occupazione del suolo da parte delle dighe e delle strutture ricettive; in particolare è stato evidenziato che il turismo a Gran Canaria rappresenta solo il 3% dell’intero territorio mentre di contro i dati relativi alle dighe sono da record, dimostrando il forte legame dell’isola con la cultura e il patrimonio dell’acqua.

    Del resto sull’isola è presente una diga ogni 25 km quadrati, fenomeno che evidenzia ancora di più la stretta convivenza tra famiglie, agricoltura e sviluppo economico.

    In particolare l’isola possiede 98 piccole dighe e 69 di grandi dimensioni, che superano i 15 metri di altezza o il milione di metri cubi di capacità; per poter provvedere ad un’adeguata gestione e conservazione di queste strutture, il Consiglio Idrico dell’isola ha comunicato di aver stanziato 450.000 euro.

    La presenza delle dighe è un fattore rilevante anche per la sicurezza degli abitanti di Gran Canaria, che per l’87% vive al di sotto dei 300 metri di altitudine, al di sopra dei quali si trovano 50 grandi dighe; fondamentale quindi il monitoraggio degli impianti per garantire continuità nei servizi e tutela per i residenti.

    E se c’è chi fa delle dighe il motivo per cui il turismo non potrà crescere poiché non esiste più spazio per la realizzazione di nuove strutture ricettive, c’è chi invece esalta la loro presenza come motivo basilare per cui, se anche in minor misura, il turismo continua ad interessare l’isola.

    Al centro gli ambientalisti, che condannano ogni utilizzo del territorio rimasto, cercando di fermare qualsiasi progetto di investimento, che sia idrico o turistico.


    Ma, come afferma l’ex direttore del Consiglio Idrico dell’isola Josè Guerra, se non vi fossero state le dighe, Gran Canaria oggi non sarebbe così importante per il fabbisogno idrico di tutto l’arcipelago e non avrebbe nemmeno un flusso turistico adeguato a far sì che molti tour operator ne decantino la bellezza e la copertura in termini di servizi.

    di Anita Caiselli

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