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    Fundación CajaCanarias, il futuro dei grandi concerti nell’arcipelago

    La Fundación CajaCanarias, ora presieduta dall’esperto Alberto Delgado Prieto, si appresta all’organizzazione dell’evento musicale dell’anno, con il concerto degli Aerosmith, che si terrà il prossimo 8 luglio allo Stadio Eliodoro a Santa Cruz de Tenerife, una vera e propria scommessa per recuperare spazio nel circuito dei grandi concerti, perso a causa della crisi.

    Come ben illustra lo stesso Prieto, è tempo di cambiamenti, a dispetto del fatto che quasi tutte le attività musicali del Gobierno abbiano perduto quasi mezzo milione di euro a causa del deficit del Festival de Música Canarias.

    Il Festival ha sempre avuto gravi problemi dovuti a dirigenza molto sensibile all’arte e alle sue forme espressive, ma poco pratica di gestione di un budget.

    La transizione da grandi orchestre a musica più popolare e di richiamo non è certo stata graduale bensì di rottura, con l’obiettivo, prosegue Prieto, di raggiungere il maggior numero di persone possibile; del resto la musica classica fa parte di un sistema elitario, che lo si voglia oppure no.

    Così quello degli Aerosmith sarà il primo concerto di rottura che Prieto auspica possa portare non solo a grandi cambiamenti ma che possa coinvolgere imprese private e enti pubblici nella partnership necessaria alla realizzazione di ulteriori grandi eventi.

    Alberto Delgado Prieto non è certo nuovo nell’affrontare situazioni di crisi o di stallo, come lui sottolinea nell’emblematico caso Septenio quando si trovava al Gobierno.

    Septenio aveva una previsione di durata di 7 anni ma non si proseguì nella realizzazione di un evento presentato a Fuerteventura che avrebbe dovuto fomentare l’innovazione culturale e scientifica durante il periodo 2007-2014, attraverso la creazione di un punto di incontro con tutte le espressioni culturali artistiche, da quelle prettamente musicali a quelle letterarie, fino a quelle puramente scientifiche.

    Septenio entrò in crisi a causa della crisi, un gioco di parole che sottolinea il grado di devastazione che si produsse nella cultura sull’Arcipelago e che vide l’iniziale budget dell’operazione passare da 90 milioni di euro a soli 8 milioni di euro quando Prieto abbandonò l’incarico.


    Il calo della cultura durante quella crisi fu del 90%, un’autentica follia.

    La riduzione del bilancio, afferma Prieto, sarebbe dovuta avvenire con un minimo di proiezione, cercando vie più commerciali per far fronte alla situazione di crisi.

    Turismo e cultura, del resto, alle Canarie rappresentano due fattori chiave di identità oltre che di introiti economici ed è a tal proposito che gli sforzi devono essere veicolati in questa direzione, a partire da quelli pubblici.

    di Franco Leonardi

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