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    La Ley de Islas Verdes rallenta il turismo

    La Ley de Islas Verdes si rivela ostativa all’apertura di nuove attività turistiche.

    La nuova Ley de Islas Verdes, nata con l’obiettivo di accelerare le aperture di attività turistiche sulle isole, presenta un impasse non di poco conto e dal sapore squisitamente kafkiano.

    L’intenzione iniziale della legge era che se la nascente struttura turistica si trova ad essere su suolo rustico con una capacità massima di 200 camere, essendo contemplata la sua esistenza dal Plan Insular, avrebbe diritto alla sua approvazione.

    Ma uno degli articoli modificati all’interno del testo legislativo, segnala che lo stesso progetto debba essere riconosciuto non solo nel Plan Insular, come da decisione all’origine della Ley,  ma anche nel Plan General del municipio, e quindi adattato al Plan Territorial de Uso Turistico.

    L’anomalia e il paradosso nascono banalmente dalla congiunzione “e” quando in realtà avrebbe dovuto essere una  disgiuntiva “o”.

    La “e” porta quindi tutti i progetti analoghi ad una fase di stallo poiché obbligati a essere approvati e necessariamente modificati dalle normative contenute nel Plan General del municipio, collegate a loro volta al Plan Territorial de Uso Turistico.

    Dal momento che la Ley de Islas Verdes è stata approvata con la congiunzione copulativa “e” e non con la disgiuntiva “o”, non sono state concesse numerose licenze a La Palma.

    Il Ministro ha rassicurato che è precisa volontà della maggioranza dei partiti di modificare questa situazione di impasse e di far avanzare tutte le azioni necessarie per rendere fluide le approvazioni della realizzazione di strutture turistiche su suolo rustico.


    A maggior ragione a La Palma, isola che presenterebbe una grande opportunità di crescita nei prossimi anni ma solo attraverso l’incremento delle strutture ricettive.

    Se questa modifica non dovesse avvenire per tempo, alla riapertura della stagione 2018-2019, la crescita del turismo potrebbe subire un duro contraccolpo.

    E tutto per colpa di una E (in questo caso “y”) al posto di una O.

    di Marta Simile

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