Il saccheggio silenzioso dell’arcipelago
Le forze dell’ordine locali assistono impotenti al saccheggio del territorio alla mercé del turismo di massa.
Le Isole Canarie, paradiso vulcanico spagnolo nel cuore dell’Atlantico, stanno subendo un lento ma costante saccheggio.
Ogni anno, oltre 1.200 chili di pietra vulcanica vengono sottratti da Lanzarote, un’isola patrimonio dell’UNESCO famosa per i suoi paesaggi lunari.
Il fenomeno, alimentato dal turismo incontrollato, è ancor più allarmante a Fuerteventura: qui, dalla suggestiva “Playa de las Palomitas” – celebre per la sabbia bianca simile a popcorn – scompare circa una tonnellata di materiale naturale ogni mese.
Situata tra Corralejo e Majanicho, nel nord di Fuerteventura, è una delle spiagge più singolari delle Canarie.
Deve il suo soprannome alla presenza di rodoliti, alghe calcaree che, una volta morte, si accumulano sulla riva assumendo una forma e un colore simili ai popcorn.
Questi rodoliti crescono molto lentamente, circa 1 mm all’anno, e possono impiegare oltre 250 anni per raggiungere le dimensioni visibili oggi sulla spiaggia.
La spiaggia ha guadagnato notorietà nel 2015 grazie alla viralità delle immagini sui social media, attirando un numero crescente di turisti.
Il problema è che molti di questi visitatori non si limitano a fotografare: oltre 10 chili di rodoliti vengono rimossi illegalmente ogni mese, compromettendo seriamente l’equilibrio dell’ecosistema locale.
La rimozione di questi elementi ha conseguenze gravi anche per la biodiversità marina, poiché i rodoliti forniscono habitat naturali per numerose specie.
Nonostante l’assenza di servizi turistici, Playa de las Palomitas continua ad attrarre visitatori per la sua bellezza surreale.
Ma proprio questa fragilità impone un comportamento turistico responsabile, che invece continua a mancare.
Un problema strutturale, una vigilanza inadeguata
Il quadro è desolante.
A Lanzarote, solo otto agenti ambientali devono sorvegliare l’intero territorio.
A Fuerteventura la situazione non è molto diversa.
Il turismo, incentivato e promosso come volano economico, ha superato di gran lunga le capacità di controllo.
Le istituzioni locali – i cabildos, ovvero i governi insulari – restano silenziose, mentre le misure adottate hanno un impatto più estetico che concreto.
Souvenir proibiti: un reato che passa sotto silenzio
Negli aeroporti delle Canarie vengono sequestrati ogni giorno souvenir illegali: pietre, sabbia, conchiglie.
I turisti li sottraggono con leggerezza e presunzione, come se la natura fosse un supermercato a disposizione del loro egoismo vacanziero.
Questi “trofei” da spiaggia diventano simboli di una irresponsabilità diffusa, di un turismo predatorio che agisce con superficialità e arroganza, ignorando volutamente i cartelli, le regole e il danno che provoca.
Tuttavia, le sanzioni sono sporadiche e applicate solo in casi evidenti, contribuendo a un clima di impunità generalizzata.
Il sistema di controllo è poco efficace per fermare una prassi radicata e tollerata, nascosta nelle valigie ma ancora più nei comportamenti e nell’indifferenza collettiva.
Un saccheggio silenzioso che tradisce ogni principio di rispetto ambientale.
Un Caso emblematico: il degrado del Teide
Il problema, però, non si limita a Lanzarote e Fuerteventura.
A Tenerife, la zona del Parque Nacional del Teide – il più visitato di tutta la Spagna – subisce ogni anno danni ambientali legati al calpestio fuori sentiero, al prelievo di rocce vulcaniche e alla diffusione incontrollata di graffiti sulle rocce.
Nonostante i cartelli e i divieti, moltissimi turisti ignorano le regole e lasciano il proprio nome inciso sulla pietra come se fosse un “ricordo” romantico.
Ma c’è di peggio.
Secondo quanto riportato da Cadena SER, il cratere del Teide sta letteralmente diventando una latrina a cielo aperto. Il direttore della Fundación Telesforo Bravo, Jaime Coello, ha denunciato che la vetta più alta di Spagna è piena di deiezioni umane, parlando di “un cratere pieno di feci”.
Anche la guida escursionistica José María Pérez-Bazo ha confermato episodi simili, sottolineando che non si tratta di casi isolati.
A peggiorare la situazione, ci sono gli influencer senza scrupoli: Xavi Cortés, ad esempio, ha pubblicato un video sui social in cui afferma con orgoglio di voler defecare sulla cima del Teide per non sporcare il suo camper, mostrando persino un rotolo di carta igienica.
Queste “imprese” scellerate vengono condivise online, amplificando l’irresponsabilità e normalizzando la mancanza di rispetto.
In risposta a questi comportamenti, e oltre ai controlli già attivi per l’accesso al sentiero Telesforo Bravo, dal 1º gennaio 2025 è stato introdotto l’accesso a pagamento per chi vuole visitare il Parco Nazionale del Teide.
La misura punta a regolamentare l’afflusso turistico e a finanziare la conservazione di uno dei luoghi più fragili e iconici delle Canarie, garantendo una maggiore tutela del patrimonio naturale e contrastando il degrado ambientale.
Un modello turistico irresponsabile
Le campagne di sensibilizzazione, spesso generiche e poco incisive, non bastano.
Le multe sono rare, le denunce scarse, il senso civico latitante.
Intanto, la “marca Canarias” – ovvero l’immagine turistica dell’arcipelago – si sbiadisce giorno dopo giorno, vittima di un modello turistico che privilegia la quantità alla sostenibilità.
Di Italiano alle Canarie