More

    Coronado e Cicchitella al Bar: strano ma necessario incontro

    La struttura dei canali d’informazione è un secondo Vaticano.

    Imponente, ramificata, ancorata ai propri dogmi, dotata di percorsi  di formazione che garantiscono che chi arriva a quel palco, a quel microfono, a quell’abito ricamato in oro,  abbia perso la velleità di improvvisare.
    Quando la massa andrà a chiedergli: “cosa è vero o falso, giusto o sbagliato”?
    Le Meloni e le Lilli Gruber avranno le idee chiarissime che il Discorso con la D maiuscola arriva già pronto e finito ma sono libere  di scegliere gli emoticons per sembrare avversarie.
    Finché nel pubblico resiste la reciproca ostilità, l’omogenea intenzione del vertice di mettere tutti dentro la stessa gabbia è al sicuro.
    L’insieme delle voci libere che non hanno accesso alle cattedrali dell’informazione dobbiamo andarlo a cercare sul web, in mezzo alle diete e le agenzie immobiliari, oppure nei programmi del main stream in cui li si invita solo per accerchiarli e ridefinirli come eretici o imbonitori.
    Ciò che meglio definisce gli intellettuali fuori dal coro, i canali attraverso i quali possono esprimersi e il popolo dei loro discepoli, ascoltatori e semplici fans, è l’eterogeneità estrema.
    Questo è il nodo della faccenda.
    L’omogeneità del blocco del pensiero unico arriva come un cubo di granito, dall’alto, sbam, più che la natura dell’oggetto, ci resta addosso la forza dell’impatto.
    E’ immediato distinguere chi si appiattisce sotto l’urto e chi no.
    Divisione netta.
    Sì vax, no vax, pro Putin, no Putin, la varietà svanisce in un amen, senza partecipazione alcuna alla costruzione del discorso.
    L’eterogeneità dei punti di vista degli intellettuali del dissenso, dell’estrazione socio culturale dei loro ascoltatori, dei modi e dei luoghi in cui il discorso sul dissenso si sviluppa, è la sua bellezza e la sua debolezza.
    Potremmo paragonarlo alle mille variazioni delle foglie, i fiori, i pacchetti di patatine, gli ombrelli e i cappelli trasportati da una folata di vento, uno spettacolo bello, una sensazione di vitalità.
    Le parti che lo compongono non stanno facendo qualcosa “insieme”, stanno facendo la stessa cosa mosse dalla stessa forza, ma ognuna per conto suo.
    Non hanno lo stesso scopo, non mirano alla stesso meta.
    Sono espressione autentica e per questo pura.
    La conseguenza naturale è che per migliaia che siano gli intellettuali su internet o nei piccoli forum culturali, per milioni che siano i loro eterogenei seguaci, per quanto sia chiaro che a contarli sono una maggioranza schiacciante, contro un masso di granito che sbam, atterra sulle coscienze e le irreggimenta verso uno scopo semplice e chiaro, non hanno impatto sufficiente per vincere.
    Mi ha ispirato questa riflessione sulla diversa organizzazione delle forze in campo, leggere le stesse identiche riflessioni in un ‘intervista a José Coronado, l’Alain Delon spagnolo, e nel testo di “politically correct” l’esilarante canzoncina di un giovane guitto italiano, molto trasversale, Francesco Cicchitella.
    Persone che non compreranno mai lo stesso giornale ma nemmeno si incontreranno al bar.
    Un Galan della vecchia scuola, sobrio e conservatore, un imitatore guitto, alla zelig, reagiscono veementemente, usando le stesse parole, all’ipocrisia del nuovo moralismo fatto di sguardi severi e rieducazione delle masse, come totalitarismo comanda.
    La federazione della ginnastica ritmica vieta la spaccata alle ginnaste per l’allusione delle gambe aperte ma a New York sfilano tonache da frate con un buco per mostrare pene e testicoli a compratori che hanno già tutti i vestiti che possono desiderare e cercano solo un brividino.
    Gwyneth Paltrow pubblica una videolezione sul sesso anale, ma se fotografiamo un mercatino rionale e c’è lì un bimbo di cui non ci frega assolutamente nulla, è un reato non cancellare un volto.
    Gli elenchi telefonici sono caduti nel rogo della santa inquisizione della protezione dei dati insieme ai nomi sui campanelli, ma se diciamo gatto a voce alta accanto al cellulare abbiamo la agghiacciante certezza di vedere la pubblicità di kit e kat in dieci secondi netti.
    Ora, la classe dirigente cosmopolita, immune alle leggi demenziali che sforna con lo scopo di abbeverarsi a ogni possibile fonte delle nostra felicità, ha inventato un cittadino di fatto apolide, senza la garanzia di un corpo di leggi che possa limitare l’attacco al binomio libertà-felicità su cui si basa l’intera stagione costituzionale iniziata nel 1700.
    E’ un tempo di inversione totale di valori.
    L’abominio è legale, l’innocenza bandita.
    E’ il tempo in cui gli amanti della pace dovrebbero scrivere un’elegia della violenza necessaria a bloccare l’avanzata della stupidità del male ma il valore sommo del momento si basa su due pilastri: la resilienza, la capacità di sopportare senza reagire e l’assenza di valori collettivi non negoziabili.
    Un pugno di granito sparato dritto, violento, compatto, da un coro unanime di servi e padroni, attraversa una folata di vento colorata di foglie ombrelli e cappelli, senza nessuna difficoltà.
    La necessità di compattare in materia spessa, pesante, non attraversabile, il vento colorato di belle reazioni culturali, non è una fra le opzioni per raddrizzare il futuro, è la sola possibile.
    In sintesi, José Coronado e Francesco Cicchitella non possono più permettersi di non entrare nello stesso bar.
    Il problema non è non poter dire “guapa” a una donna in tram o dare un nome carino a zoppi, ritardati e spazzini, per non offendere nessuno.
    Il problema è fermare le cose prima che un Preside richieda un colloquio con gli psicologi di stato per i professori dissidenti in modo che i Burioni del pensiero unico possano richiedere il trattamento coatto della loro irrequietezza, ossia l’internamento contro la loro volontà dei rappresentanti del pensiero dissidente.
    Non è una ipotesi, è un diritto votato in seno all’ordine degli psicologi la scorsa settimana che si appresta a diventare legge.
    Troveranno un nome bellino, ma sono i manicomi di stato per dissidenti che tornano.
    Lo scopo unico attorno a cui è improcrastinabile aggregare ogni goccia di energia antisistema rinunciando al piacere tutto intellettuale delle impostazioni personali, è frantumare la roccia di granito prima che abbia la forza di fermare il vento.
    Claudia Maria Sini

    Articoli correlati