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    Quando il femminismo degenera nell’egocentrismo

    Se esiste una qualità che caratterizza l’etica postmoderna, quella è il narcisismo che, contagiato dall’egocentrismo, è ben espresso dal femminismo dei giorni nostri, ben lontano dalle sue origine e molto più vicino ad una sorta di vittimismo senza via di uscita.

    La ridicolaggine di cui si veste il femminismo attuale trova le sue basi nella nuova donna che, narcisista ed egocentrica al pari del tanto vituperato uomo, dimostra che il nocciolo della questione non è più legato all’uguaglianza tra i sessi, ma ad un diverso modo di esprimere la stessa intima propensione.

    La coscienza postmoderna ha avuto il suo picco nelle manifestazioni contro la guerra del Vietnam negli anni ’60 e ’70 ed a partire da allora è andata degenerando; se è vero infatti che ha contribuito alla consapevolezza di valori positivi quali quello ambientale e di solidarietà, mantiene un lato oscuro che contiene, tra le altre cose, l’inquisizione del cosiddetto politicamente corretto, cercando di portare ad isolamento sociale tutti coloro che non si trovano d’accordo con esso o che semplicemente tentano di metterlo in discussione.

    L’egocentrismo narcisista, che si riassume tutto nella frase nessuno mi dice quello che devo fare, crede nel culmine della evoluzione sociale e spirituale dell’uomo, non vedendo che alcune persone hanno di gran lunga superato questa fase.

    La mancanza di umiltà quindi assume un ruolo da protagonista.

    Nessuna obiezione sul fatto che il patriarcato abbia oppresso le donne per secoli, relegandole a ruoli secondari e meramente riproduttivi, fenomeno molto comune soprattutto tra le società rurali agricole, ma più tardi, con l’avvento di realtà industriali e postindustriali, è altresì innegabile che la donna abbia raggiunto più quote di rilevanza e di responsabilità.

    Quindi quelli che incolpano il patriarcato capitalista per l’oppressione delle donne, stanno semplicemente dimostrando elevato egocentrismo e profonda ignoranza.

    La visione new age che vuole che si possa raggiungere un equilibrio dell’umanità solo quando venga elevato il potenziale femminile e distrutta la tirannia maschile, non solo è totalmente errata ma contribuisce a mantenere e perpetuare quella tirannia che si è evoluta per ambo i sessi.


    Un vecchio detto degli indiani d’America recita che una tribù non è sconfitta fino a che le sue donne non si arrendono, indipendentemente dal numero e dalla qualità di armi a disposizione.

    In buona sintesi: se uomini e donne combattono uniti, si può stare tranquilli.

    Ma il dividi et impera, come sempre, (non) funziona.

    Ogni livello di consapevolezza risolve i propri problemi con un superiore livello di consapevolezza, creando nuovi problemi che a loro volta potranno essere risolti da un ulteriore livello, e il postmodernismo di problemi ne ha creati in abbondanza.

    Non solo non è stato in grado di fornire soluzioni, ma ha procurato più problemi di quanti ne possa risolvere, benché sul lato della consapevolezza ecologica abbia dato buoni frutti.

    Quello intorno al nuovo femminismo, è un discorso ampio e ramificato; se è vero che gli uomini hanno bisogno di togliere potere alle donne per differenziarsi, è anche vero che c’è una grande differenza tra l’affermazione di se stessi ed il privare del potere gli altri.

    Non si è potenti perché qualcuno è più debole, è solo una sensazione dovuta alla percezione di vedere l’altro più vulnerabile, che alimenta solo l’ego e nulla di più.

    La barca, diciamolo, è sempre la stessa e tutti ci si trovano attaccati.

    Dagli anni ’60 in poi le donne hanno fatto il grande errore di cercare di dare agli uomini ciò che questi hanno dato loro, indebolendoli e sminuendoli.

    La donna che si sente vittima inerme, si comporta come lo schiavo contro il padrone, con rabbia e vendetta; di fatto non cerca di potenziare sé stesso, ma di indebolire l’altro, riducendolo schiavo a sua volta.

    Vi è chiaro il quadro?

    E’ un po’ come nella morale di Nietzsche: le donne cercano di togliere il potere agli uomini e poi si rendono conto che non rispettano e nemmeno si sentono attratte da questi bambini cresciuti, affatto virili e anche un po’ confusi.

    La debolezza respinge, non attrae.

    Quando si desidera la debolezza dell’altro è solo per paura, ed è proprio la paura ad essere alla base del femminismo radicale e del narcisismo egocentrico postmoderno.

    Un uomo snaturato non vale nulla, così come una donna; entrambi sono esseri complementari che solo contemplando autostima e maturità possono essere sé stessi, senza il bisogno di castrare od opprimere l’altro.

    Biancamaria Bianchini

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