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    Un eroe a Puerto de La Cruz

    Foto di Cristiano Collina

    Organizzavo la mia venuta al Puerto, e tentavo di familiarizzare con italiani che ci vivessero, o stessero per trasferirvisi, per non trovarmi solo in terra straniera… Mi capitò d’incontrare in Facebook un compatriota che aveva il mio stesso progetto esistenziale, di un viaggio senza ritorno per una vita nuova. Mi parve una persona intelligente e gradevole, che avrebbe potuto farmi buona compagnia, anche se era molto diverso da me: proveniva dalla carriera militare, e come tanti altri utenti di Facebook aveva messo l’immagine della bandiera francese nel proprio profilo, dopo l’attentato di Parigi.

    Questo comportamento a dire il vero io l’ho sempre compatito, ma almeno denota buoni sentimenti, e dunque è pur sempre una credenziale di validità ai miei occhi. Purtroppo, dopo un solo incontro “on line” non mi capitò altra occasione di dialogare con lui, ma il suo nome era singolare, e la mia buona memoria non poteva non ricordarlo: William Boe.

    Proseguii dunque i miei preparativi senza il Boe, e venni a vivere al Puerto. Dopo un paio di mesi di permanenza in questo località deliziosa, ricevo un messaggio da Mary Coverano, la quale mi avverte che sta per arrivare al Puerto un suo conoscente, di nome William Boe, e mi prega di fargli compagnia per i primi tempi, e di dargli assistenza, dato che io mi sono già ambientato. Do il mio “ok” alla proposta di Mary, a cui voglio bene, ma a malincuore, perché nel frattempo ho esperito che la solitudine non mi è pesante nemmeno a Puerto de la Cruz, ed ho ripreso a desiderarla.

    Passa del tempo, ed un nuovo messaggio di Mary mi avverte che il Boe è arrivato; controvoglia rispondo che gli dia il mio numero di telefono e lo inviti a chiamarmi. Ricevo dopo alcuni giorni una telefonata: una voce gaia, ma da persona seria e gentile, mi saluta con un “Buongiorno maestro!” e mi chiede se possiamo conoscerci viso a viso. Gli do appuntamento per quella sera, sotto l’edificio Bel Air in cui abito (punto di riferimento ideale per chi non conosce il Puerto, perché il grattacielo lo vedono tutti). Io arrivo puntuale ma lui mi sta già aspettando, ci presentiamo e noto un aspetto fisico che s’impone, per la statura superiore al metro e novanta, e per la sicurezza nel tratto comportamentale, nonostante la totale inesperienza dell’ambiente. Resto favorevolmente impressionato, e questo personaggio continuerà a piacermi per tutta la sera. Gli propongo di mangiare insieme una pizza, lui accetta e ci incamminiamo verso la Pizzeria Amanusa,  Nel breve tratto di strada, mi dice che non ha ancora un contratto telefonico per utilizzare internet, e gli manca il contatto con persone care: questo particolare mi commuove, e di slancio gli offro di venire nei giorni successivi per alcune ore a casa mia, per utilizzare la mia postazione telematica.

    La sua risposta mi spiazza: “Vacci piano con queste offerte! Tu non mi conosci ancora!” Non potrebbe darmi una risposta migliore, anche se mi fa passare per sfigato: io sopra ogni cosa temevo di imbattermi in una persona invadente e profittatrice, perché nel nostro popolo questi tipi abbondano; prendo dunque a stimarlo. Guadagnerà altri punti facendo resistenza prima di accettare che io paghi il conto per lui in pizzeria, cosa che mi pare opportuna per un dovere di ospitalità, sentendomi io già cittadino del Puerto. A tavola, entrambi ci “sbottoniamo” un po’ con confidenze relative al nostro vissuto. Gli spiego che sarei dovuto venire alle Canarie in coppia, ma la mia relazione si è infranta poco prima della partenza, ed ho scelto di partire anche da solo per trascorrere una vecchiaia migliore; lui mi dice che è solo da molti anni, perché si era sposato, aveva avuto due figli, ma la moglie alle prime difficoltà pesanti nell’interazione con lui, se n’era andata portando via con sé i figlioletti, in tenera età. Male fece, lamenta lui sommessamente, con dignità: “lo so che sono un tipo difficile, perché ho trascorso una infanzia senza affetti, ma andavo capito… io di una famiglia avevo bisogno… non doveva portarmi via i bambini…”.

    Pochi cenni, pronunciati quasi bisbigliando, senza insistenza né enfasi; ed io, che ho buone antenne e una cultura specifica, comincio ad intuire quanto sia eroico quest’uomo che sta diventando mio amico. Ma il bello, ossia le sorprese che lui mi darà, deve ancora venire…, soprattutto quando lo vedrò in azione, spavaldo e vincente in sfide incredibili: io che mi credevo invulnerabile al fattore sorpresa, resterò allibito. (Continua)

    Davide Selis

     


                  

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