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    Ecco come saranno le pensioni in Spagna dopo l’aumento previsto per il 2026

    Siamo già a dicembre, quindi manca poco alla fine dell’anno ed è normale che molti pensionati si chiedano se le pensioni aumenteranno nel 2026 e, naturalmente, di quanto.

    A quanto pare, tutto lascia pensare che il rialzo delle pensioni per il prossimo anno sarà intorno al 2,6%, se teniamo conto che il dato sarà legato all’IPC medio che l’INE confermerà il 12 dicembre di quest’anno.

    L’aumento sarà applicato a partire dal 1° gennaio 2026 e manterrà, per un altro anno, l’impegno di proteggere il potere d’acquisto dei pensionati dall’aumento dei prezzi.

    In altre parole, questo adeguamento andrà a beneficio dei pensionati che ricevono una pensione di vecchiaia, di reversibilità, di invalidità, minime e anche quelle non contributive.

    Le pensioni più basse, inoltre, riceveranno un ulteriore aumento. Si tratta di un adeguamento che cerca di equilibrare il sistema e avvicinare gli importi agli standard europei, anche se gli organismi internazionali insistono sul fatto che la sfida finanziaria rimane, e non è piccola.

    Il cambiamento arriverà proprio prima dell’entrata in vigore del nuovo sistema di calcolo duale, che inizierà ad essere applicato nel 2026 e modificherà il modo di determinare la base di calcolo.

    In altre parole, le pensioni aumentano e cambia anche il modo di calcolarle.

    Il sistema attuale è direttamente collegato all’IPC medio.


    Non viene scelto un mese specifico, ma un intero periodo: da dicembre 2024 a novembre 2025.

    Con questi dati, il 12 dicembre il governo saprà esattamente di quanto dovranno essere aumentate le pensioni e applicherà l’aumento a partire dal 1° gennaio 2026 a tutte le pensioni.

    La percentuale media si aggirerà intorno al 2,6% per la maggior parte delle prestazioni e sarà leggermente superiore, fino al 2,7%, per le pensioni massime.

    Al contrario, le minime e le non contributive torneranno a crescere leggermente al di sopra dell’IPC.

    Anche se bisognerà attendere i dati definitivi che, come abbiamo detto, non saranno noti fino a metà dicembre, le previsioni consentono di farsi un’idea abbastanza chiara.

    Questo sarebbe il quadro stimato per il prossimo anno considerando le cifre LORDE:

    • Pensione contributiva media: da 1.506 € a 1.544 € al mese.
    • Pensione di reversibilità media: da 935 € a 958 €.
    • Invalidità permanente: da 1.209 € a 1.239 €.
    • Pensione massima: da 3.267,60 € a 3.355 €.
    • Pensione minima senza coniuge: da 874 € a 897 €.
    • Pensione minima con coniuge a carico: da 1.127 € a 1.158 €.
    • Non contributive: da 658 € a 675 €.

    In sintesi, si tratta di un aumento delle pensioni nel 2026 che consolida il potere d’acquisto e dà un po’ di respiro (anche se piccolo) a coloro che dipendono da queste prestazioni per arrivare a fine mese.

    E come possiamo vedere dagli importi indicati, le pensioni minime e non contributive saranno quelle che noteranno maggiormente il miglioramento.

    L’altro grande cambiamento del prossimo anno riguarda il metodo di calcolo della base imponibile.

    A partire da gennaio entrerà in vigore un sistema duale che consentirà di scegliere (in modo automatico, senza che il pensionato debba richiederlo) l’opzione più favorevole.

    In questo modo, al momento di effettuare il calcolo per sapere quale sarà l’importo della pensione, ci saranno due possibilità: quella attuale, che considera gli ultimi 25 anni di contributi, e un nuovo modello che prenderà in considerazione i 27 anni migliori degli ultimi 29.

    Quest’ultimo sarà introdotto gradualmente fino al 2037, aumentando ogni anno i mesi computabili.

    Nel 2026, ad esempio, la previdenza sociale confronterà le 302 migliori basi contributive degli ultimi 304 mesi con le ultime 300 basi contributive dei 25 anni precedenti e applicherà quella più vantaggiosa.

    D’altra parte, non possiamo dimenticare che l’età pensionabile legale continuerà ad aumentare come previsto dal calendario.

    Nel 2026 sarà di 66 anni e 10 mesi per coloro che non hanno versato contributi per 38 anni e 3 mesi.

    Se si soddisfa questo requisito, sarà possibile continuare ad andare in pensione a 65 anni.

    Si tratta di una transizione lenta, ma che mira a premiare le carriere lunghe e ad adattare il sistema all’invecchiamento della popolazione attiva.

    L’aumento delle pensioni genera sempre sollievo tra i beneficiari, ma anche dubbi sui conti pubblici.

    Per ora, la priorità è che i pensionati non perdano il loro tenore di vita.

    E il 2026, almeno, lo garantisce: più soldi in tasca e un nuovo quadro di calcolo che cerca di essere più equo.

    Franco Leonardi

     

     

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