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    L’eterno ritorno del ventaglio

    Gli antichi c’azzeccavano sempre. E secoli di progressi conditi da tecnologie sempre più avanzate non sono bastati a mandare in soffitta un oggetto tanto semplice quanto geniale: il ventaglio.

    Di innata eleganza, e complice il troppo caldo di questa stagione, il ventaglio si riscopre oggetto indispensabile.

    Non soltanto perché rende le donne, ma anche gli uomini, un po’ misteriose e un po’ glamour, ma soprattutto perché funziona.

    Per davvero. Cioè, rinfresca. Che è la sola cosa alla quale si aspira in queste giornate di sole cocente. Il suo sventolare, infatti, rimuove quello strato sottile che si deposita sulla pelle, cioè il sudore, facilitando il ricambio d’aria, dissipando il calore.

    Regalando, dunque, una impagabile sensazione di freschezza con l’attenuate di non inquinare. Che non è poco.

    Ma oggi, se pensiamo al ventaglio, vengono in mente il Giappone e la Spagna.

    Nel Sol Levante nessuno ne fa a meno. Realizzati con stecche di bambù e carta, per le donne vengono dipinti con fiori e farfalle, per gli uomini con immagini del monte Fuji.

    Si narra che gli abitanti del Sol levante si siano ispirati alle ali dei pipistrelli per rendere questo oggetto più pratico e facilmente portatile.


    E da allora poco o nulla è cambiato, se non i materiali con cui questo accessorio viene realizzato.

    Lo sa bene Giuliana Camurati, oggi alla guida dell’azienda fondata dal suocero Enrico Camurati nel 1935, e che dal 1948 è l’unica azienda in Italia che produce esclusivamente ventagli artigianalmente.

    Uno per uno, a mano. Da qui sono usciti quelli utilizzati ne “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, per esempio, e tanti di quelli sventolati a teatro, all’opera, al cinema.

    «È un accessorio che continua a difendersi e c’è molta richiesta soprattutto in questo periodo», spiega Giuliana Camurati, «la mia è una clientela medio alta, ma noto che in giro si usa tantissimo e molti sono di importazione.

    Ormai si trovano dappertutto, quelli che realizziamo noi sono invece più esclusivi e spesso di alta moda».

    La Spagna vanta proprio una scuola manifatturiera a Cadice, Andalusia, e un sindacato di e per i produttori di ventagli (Abaniqueros).

    È qui, insieme alla Francia, che questo comunissimo accessorio tra il XIX e il XX secolo veniva utilizzato come strumento di comunicazione.

    Ad ogni gesto, un significato rivolto dalle donne agli uomini: coprirsi l’orecchio voleva dire “lasciami in pace”; muoverlo con la mano destra “mi piace un altro, con la sinistra “ci stanno guardando”; poggiarlo chiuso sulla bocca “baciami”; aprirlo tutto nascondendo la bocca significava non avere un uomo; poggiarlo sulla guancia destra equivaleva ad un “sì”, sulla sinistra ad un bel due di picche.

    Ecco, oggi tutti questi messaggi in codice resistono soltanto nelle rievocazioni storiche, nei film, nella letteratura (come dimenticare “Il ventaglio di lady Windermere di Oscar Wilde?), a teatro, in cerimonie ufficiali (come quella del “Ventaglio” al Quirinale in cui la stampa omaggia il presidente della Repubblica).

    Mentre noi continuiamo a sventolarci con successo, pagando una tantum.

    Senza inquinare.

    Marta Simile

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