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    La “foiba” di Gran Canaria

    Questo mese l’Arca del Mistero vara le sue vele verso un abisso reale, ma colmo di silenzi e ombre che pesano ancora oggi sulla coscienza collettiva delle Canarie: la Sima de Jinámar.

    A pochi passi dal traffico di Telde, Gran Canaria, nascosto tra arbusti e urbanizzazioni moderne, si apre un cratere vulcanico profondo più di 80 metri.

    Per chi non conosce la sua storia, potrebbe sembrare solo una curiosità geologica, ma chi è nato lì vicino la guarda ancora con rispetto, o meglio, con timore.

    Perché in quel buco nero, tra gli anni ‘30 e ‘40, sono stati gettati corpi umani.

    Uccisi, torturati o addirittura – secondo alcuni racconti – ancora vivi.

    La Guerra Civile Spagnola ha lasciato cicatrici ovunque, ma nelle isole, lontane dallo sguardo centrale, si è potuto agire nell’ombra.

    Testimonianze orali, raccolte da storici locali e archiviate con fatica negli anni ‘90, parlano di camion che giungevano di notte, carichi di detenuti politici, dissidenti, o semplici sfortunati finiti nel mirino del regime.

    La Sima divenne una discarica di esseri umani.


    Nessun numero ufficiale, nessuna lapide, solo il silenzio e l’eco.

    Nel 1977, con la Transizione Democratica, alcuni speleologi iniziarono ad esplorare la sima.

    Uno di loro, oggi pensionato, raccontò in una trasmissione radiofonica locale che, mentre era in discesa, sentì pianti sommessi, come lamenti di bambini.

    Un altro testimone descrisse un calo repentino di temperatura e la sensazione che qualcosa lo stesse osservando.

    Un terzo – e qui si entra nel pieno del mistero – giurò che mentre toccava il fondo, la corda si tese bruscamente verso l’alto, come se un peso invisibile l’avesse afferrato.

    Gli anni passano, ma le voci continuano.

    Alcuni gruppi di ricerca paranormale, armati di registratori e sensori, hanno cercato di catturare presenze.

    Nel 2004, una delle registrazioni più controverse contiene una voce che sussurra in castigliano “aún estamos aquí” – “siamo ancora qui”.

    Nessuna conferma ufficiale, ma l’audio è stato condiviso in diversi forum di mistero e continua a inquietare anche i più razionali.

    La Sima oggi è chiusa, protetta da una cancellata e circondata da pannelli informativi che ne raccontano la storia come luogo della Memoria.

    Ma chi ci passa vicino – e lo dice sottovoce – sente ancora qualcosa.

    Una pressione.

    Un peso.

    Non fisico, ma emotivo, ancestrale.

    Come se le anime lì gettate non fossero mai riuscite a riposare.

    C’è chi crede che il luogo sia carico di energia residuale, conseguenza naturale del dolore e della violenza.

    Altri parlano di portali, di nodi magnetici, di ferite nel tessuto stesso dello spazio.

    E c’è chi – semplicemente – evita di avvicinarsi.

    Personalmente, ho visitato quel luogo una sola volta, durante una giornata ventosa.

    Non posso dire di aver visto o sentito nulla di paranormale.

    Ma il silenzio che regna lì – pur con il rumore del traffico in lontananza – è irreale.

    Non è solo silenzio acustico.

    È come un’assenza.

    Una sospensione.

    E quando me ne sono andato, ho avuto l’irrefrenabile impulso di guardarmi dietro.

    Come se qualcosa stesse ancora lì, a pochi passi dalle mie spalle.

    Vera maledizione, trauma collettivo o semplice suggestione?

    Non sta a me dirlo.

    Ma la Sima de Jinámar resta uno dei luoghi più oscuri e meno raccontati delle Canarie.

    E a volte, ciò che è reale… è più spaventoso del soprannaturale.

    Loris Scroffernecher

     

     

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