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    Diario di un difensore dell’ordine – estate 2025

    Questo mese vorrei parlare di un fenomeno in preoccupante crescita nelle notti di Tenerife Sud, in particolare nella zona della Veronica: le aggressioni organizzate, violente e quasi sempre mirate contro chi si trova solo e vulnerabile.

    Negli ultimi mesi, avendo lasciato da quasi un anno l’ambito alberghiero per coordinare la sicurezza di una struttura sanitaria pubblica, ho imparato a leggere la realtà notturna dell’isola da un punto di osservazione diverso, più ampio.
    I numeri non mentono: i casi di aggressione stanno aumentando, e non si tratta più solo di turisti inesperti.
    Anche residenti, ragazzi locali, operatori stagionali vengono colpiti.
    Il meccanismo è quasi sempre lo stesso: bande formate da giovani uomini – spesso legati a contesti culturali o religiosi in cui il rispetto per la vita umana e per l’altro viene filtrato da logiche settarie o dogmatiche – agiscono secondo uno schema ben collaudato.
    Si dividono in piccoli gruppi.
    Uno o due si avvicinano alla vittima e iniziano una provocazione lieve: un commento, un contatto fisico, uno sguardo sfidante.
    Niente che giustifichi una reazione sproporzionata.
    Ma basta una parola fuori posto, un accenno di difesa o una risposta verbale perché entri in scena il resto del gruppo.
    A quel punto, la vittima viene accerchiata, pestata con violenza brutale e derubata di ogni cosa: cellulare, documenti, portafoglio.
    Non si tratta di rapine estemporanee, ma di azioni strutturate, portate avanti da individui che sanno come isolare la vittima, sfruttare la confusione e sparire in pochi minuti.
    E spesso, ciò che colpisce di più, è la freddezza con cui colpiscono.
    Per alcuni di loro – e questo va detto con chiarezza – l’aggressione verso chi è “infedele” o straniero è quasi un atto giustificato, persino sacro.
    La cultura della sopraffazione è radicata, e non riguarda solo il crimine comune.
    Un caso recente, che abbiamo visto passare per il pronto soccorso, ha riguardato un giovane turista italiano.
    Ultima notte prima del rientro.
    Esce da solo nella zona della Veronica, mentre i compagni dormono.
    Lo ritrovano il mattino dopo: sangue sul viso, tagli profondi, naso fratturato, nessun documento, nessun cellulare, nessun ricordo preciso.
    Doveva ripartire nel pomeriggio.
    Al suo dolore fisico si è sommata l’ansia: ricostruire l’identità, ottenere un certificato medico, sporgere denuncia, cercare un modo per tornare a casa.
    Tutto questo in poche ore.
    Nel mio percorso professionale ho vissuto a lungo la sicurezza “dalla parte dei clienti”.
    Oggi la osservo dal lato delle conseguenze.
    Le notti che un tempo erano solo sinonimo di leggerezza oggi rivelano un volto cupo, fatto di trappole, assenza di empatia e violenza gratuita.
    E chi si sente invincibile spesso è proprio chi diventa il bersaglio più facile.
    Le forze dell’ordine fanno ciò che possono, e la vigilanza privata rappresenta il primo argine in molti contesti.
    Ma nessuna pattuglia può sostituire il buon senso.
    NESSUNA TELECAMERA PUO’ PROTEGGERE CHI SI METTE IN PERICOLO DA SOLO.

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