
A inizio del mese di Agosto, si è iniziato a parlare di due focolai di fillossera apparsi nel nord di Tenerife, precisamente nella comarca di Acentejo.
Ma cos’è la fillossera?
Quali sono i rischi e che influenza ha nel vino?
Molti conosceranno la fillossera per i danni che ha arrecato nel vecchio continente nella seconda metà nel 1800.Questo piccolo afide il cui nome scientifico è Daktulosphaira vitifoliae, è nativo del continente americano e venne importato attraverso le barbatelle di Isabella (Catawba), varietà di vite molto richiesta perché resistente all’oidio, che stava distruggendo le viti.
Nel momento della felicità della nuova soluzione trovata, in Francia, non ci si stava rendendo conto che dei vigneti stavano iniziando a seccare in modo misterioso.
Nel 1868 il professor Jules Émile Planchon scopre la causa di questi eventi misteriosi, un piccolo afide giallastro, proveniente dal Nord America, che si annida nelle radici delle viti, portandole a morte.
Dalla Francia la plaga si propagò a tutta l’Europa, in Italia le prime testimonianze vennero segnalate vicino a Lecco.
Erano rimaste poche decine di viti superstiti in tutto il vecchio continente, che vennero chiamate “piè franco”, vitigni centenari portatori di un patrimonio genetico ormai scomparso che sopravvissero grazie a particolari condizioni, come nel caso dei terreni sabbiosi e vulcanici o in presenza di climi particolarmente freddi in cui la fillossera non sopravviveva.
Per i vigneti affettati si tentarono innumerevoli rimedi, dal solfuro di carbonio iniettato nel terreno, alla sommersione dei vigneti per asfissiare gli insetti fino all’insabbiamento delle vigne, ma fu tutto inutile.
La guerra contro la fillossera era persa e lo sterminio era pressoché totale.
Allora si prese l’unica strada praticabile, innestare le viti europee su basi americane, resistenti all’afide.
Prese quindi avvio un lungo, coordinato e costoso studio per selezionare le varietà d’oltreoceano e abbinarle alle piante originarie e ai terreni calcarei.
Come agisce la fillossera?
Il ciclo vitale di questo afide è complesso, “in breve” vi sono delle generazioni che attaccano le foglie della vite (in questo caso vengono chiamate gallecole) e degli individui che migrano nelle radici (radicicole).
La fondatrice (gallecola), nata dal cosiddetto “uovo d’inverno” nascosto nella corteccia della vite, si stabilisce su una foglia, pungendola e formando una galla.
Qui deporrà le uova, che allo schiudersi daranno vita a “gallecole” afidi il cui ciclo avverrà sulle foglie.
Procedendo con le generazioni alcune “gallecole” migrano nelle radici “radicicole” dove creano lesioni profonde, bloccando la funzionalità delle radici, per cui la pianta non potendo assorbire nutrienti si indebolisce e muore nel giro di tre/cinque anni.
Perché fino ad ora non era arrivata a Tenerife?
L’assenza generale di fillossera nell’arcipelago canario era stata imputata al tipo di terreno delle isole, ma la teoria non è del tutto certa.
Un’altra teoria possibile è data dal fatto che in quel secolo l’arcipelago non era oggetto di importazione di viti, per cui la possibilità di introdurre l’insetto era limitata, inoltre el “Orden de 12 de marzo de 1987” stabilisce delle norme fitosanitarie importanti per l’introduzione di materiale vegetale nelle isole al fine di mantenere l’equilibrio e l’assenza di patogeni.
In questo momento gli organi competenti stanno effettivamente cercando la risposta oltre che isolare ed eliminare i due focolai.
Ma la domanda che alcuni si chiederanno è: si può bere il vino?
Ovvio che sì, questa plaga è pericolosa solo per la pianta, per tutto il commercio che involucra il mondo del vino e soprattutto la sua storia.
Quindi raccomando i lettori di LeggoTenerife, di continuare a bere tranquillamente il vino delle isole e, a coloro che pensano di coltivare una parcella, utilizzare le varietà locali così tanto preziose e rinomate per la loro unicità.
Ricordo ancora che se esistono delle leggi è per la tutela sia personale che ambientale.
Salvaguardiamo l’ambiente dove viviamo.
Lucia Montalbano

