More

    La nebbia dei morti

    Questo mese l’Arca del Mistero si addentra tra le valli segrete di San Mateo e Valsequillo, nel cuore montuoso di Gran Canaria, dove ogni anno, in prossimità della festività di Todos los Santos, un fenomeno avvolgente e inspiegabile torna a turbare il paesaggio e le coscienze: la Niebla de los Muertos.

    Il primo documento ufficiale risale al 1º novembre 1923, quando l’allora parroco di San Mateo, padre Anselmo Martín, annotò nel suo diario personale la comparsa di una “bruma espesa, que parecía andar con voluntad propia”, che avvolse il camposanto del paese durante la messa del Día de Difuntos. 

    Secondo quanto riportato, la nebbia durò meno di mezz’ora ma, durante quel tempo, molte persone presenti affermarono di aver sentito sussurri e pianti flebili tra le lapidi.

    Negli anni successivi il fenomeno si è ripresentato con cadenza irregolare, ma con un dato costante: si verifica sempre tra il 31 ottobre e il 3 novembre, principalmente nelle prime ore del mattino, e solo in alcune aree dell’interno dell’isola. 

    Tra i casi più documentati c’è quello del 1981, quando una scolaresca del Colegio San Ignacio, in gita nei pressi della Caldera de Los Marteles, fu sorpresa da una nebbia densa che ridusse la visibilità a meno di un metro. 

    Tre bambini si persero per oltre due ore, e al momento del ritrovamento riferirono di aver “sentito chiamare i loro nomi da voci familiari”, tra cui quella di una nonna defunta.

    Il meteorologo canario Javier Ortega, autore di uno studio climatologico del 2003 sull’umidità nelle medianías, ha tentato di spiegare il fenomeno come una condensazione anomala dovuta all’interazione tra le correnti atlantiche e le masse d’aria calda interna. 

    Tuttavia, nemmeno lui riesce a spiegare perché la niebla si formi con tale precisione in corrispondenza del Día de los Muertos, né perché sembri manifestarsi in luoghi storicamente legati alla morte, come antiche necrópolis guanche o cimiteri rurali ormai in disuso.


    Il caso forse più inquietante si è verificato nel 1996, quando il fotografo indipendente Luis Méndez scattò una serie di immagini notturne nella zona di La Lechucilla. 

    In una delle foto, sviluppata su pellicola analogica, compariva una sagoma umanoide immersa nella nebbia, con contorni irregolari e un volto indistinto. 

    L’immagine, esposta per breve tempo in una mostra a Las Palmas, venne poi ritirata su richiesta della famiglia del fotografo, che dichiarò che dopo quell’episodio Luis aveva iniziato a soffrire di incubi ricorrenti e allucinazioni visive. 

    Morì due anni dopo in circostanze poco chiare.

    Negli ultimi anni il fenomeno è tornato a far parlare di sé. 

    Nel 2021, tre operatori ecologici del Cabildo, in servizio nei pressi di Risco Blanco, furono sorpresi da una fitta coltre che durò quasi quaranta minuti. 

    I loro walkie-talkie si spensero simultaneamente e uno di loro, Pedro Almenara, raccontò di aver visto tra la nebbia “una fila di figure immobili, vestite di nero, che sembravano osservare in silenzio”.

    La Niebla de los Muertos resta oggi uno degli enigmi più sottili e affascinanti dell’arcipelago. 

    Un fenomeno atmosferico, certo, ma anche una porta simbolica aperta per un breve tempo sul mistero dell’aldilà. 

    È forse la memoria della terra, che si solleva in forma di vapore per ricordarci che tutto ciò che viviamo è scritto anche nella nebbia. 

    E che in certi giorni, tra i monti di Gran Canaria, i morti tornano — non per far paura, ma per non essere dimenticati.

    Loris Scroffernecher

     

    Articoli correlati