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    Tenerife esporta la qualità della sua acquacoltura

    Dopo alcuni anni di crisi e di carenza di un quadro legislativo specifico, il settore della acquacoltura delle Canarie ha cominciato ad essere competitivo a partire dal 2017, quando ha generato 43 milioni di euro con il commercio di varie specie ittiche in Spagna e in Gran Bretagna.

    A rivelare i nuovi dati è il presidente della Associazione Imprenditoriale di Acquacoltura spagnola Carlos Rendón, di Tenerife, in visita ai 12 vivai della baia di Los Cristianos.

    Uno dei passi per rafforzare il mercato interno e per competere con Grecia e Turchia, è avvenuto nel 2015, quando un gruppo di produttori di Apromar ha deciso di creare il sigillo di Crianza de Nuestros Mares, vera e propria pietra miliare nella storia della acquacoltura spagnola, al fine di distinguere la qualità e la freschezza del pesce che, in 24/36 ore e talvolta anche in giornata, viene esposto nei grandi supermercati.

    Nelle acque dell’Arcipelago, e in special modo in quelle del sud di Tenerife, vengono allevate specie come quella dell’orata e del branzino, in strutture ubicate sulla terra ferma; durante il periodo della deposizione, le uova fecondate vengono raccolte in attesa della schiusa, quando si ottengono larve di pochissimi millimetri che, dopo una accurata alimentazione, crescono fino a un peso di 10-15 grammi.

    In genere questa fase si raggiunge dopo i 6 mesi, quando le larve diventano avannotti e vengono trasferiti nei vivai, dove entrano nella fase dell’ingrasso per arrivare a una dimensione tale da poter essere destinata al consumo (in genere intorno ai 400-500 grammi per il branzino e di poco superiore per l’orata).

    La dieta dei pesci di acquacoltura si basa esclusivamente su mangimi disidratati che soddisfano i severi regolamenti sanitari; benché l’ingrediente principale di questi mangimi sia di origine marina, al fine di ridurre la pressione sulle risorse ittiche e favorire la sostenibilità dell’attività, ci si sta rivolgendo a materie prime provenienti dall’agricoltura.

    L’ingrasso del pesce di acquacoltura può durare dai 18 mesi ai 2 anni, un periodo fondamentale durante il quale occorre saper calibrare i giusti mangimi per ottenere un’elevata qualità.

    Il consigliere Narvay Quintero ha recentemente affermato che l’attività di acquacoltura delle Canarie, grazie alle procedure adottate e alla qualità delle acque, è la migliore del mondo, in grado non solo di nutrire 15 milioni di turisti all’anno, ma di essere esportata a livello internazionale.


    La recente approvazione del Piano Regionale di Ordinamento della Acquacoltura (PROAC), permetterà di quadruplicare la produzione del settore nel giro di 8 anni, impostando in 37.118 tonnellate il limite massimo, rispetto alle 9.000 del 2016.

    Il piano mira a favorire lo sviluppo dell’acquacoltura in tutto l’Arcipelago e in maniera il più possibile compatibile con la conservazione dell’ambiente.

    Franco Leonardi

     

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