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    Occupazione canaria, le due facce della ripresa

    Quando si parla di occupazione alle Canarie non si può non pensare ai devastanti effetti subiti dal mercato del lavoro negli anni della crisi, una debacle che l’Arcipelago ha cominciato a superare negli ultimi quattro anni con la creazione di nuovi posti di lavoro, portando il numero degli occupati ai livelli del 2009 e quello dei disoccupati in calo, benché in maniera non eclatante.

    La precarietà occupazionale ancora oggi è motivo di grande perplessità , soprattutto nei riguardi dell’ottimismo espresso di fronte ai dati registrati nel 2017, laddove a fronte di una crescita del numero dei contratti a tempo indeterminato, cresciuti alle Canarie più che altrove su tutto il territorio spagnolo, si apprende che il 35% di essi è part time.

    Da parte dei sindacati quindi la reazione è quella di grande prudenza nei confronti di un fenomeno, quello della ripresa della occupazione, che presenta due facce di una stessa medaglia: incremento sì, ma dubbi sulla qualità dei lavori generati.

    Il Gobierno regional sottolinea non solo l’incremento dell’occupazione, come misurato in iscrizioni alla Seguridad Social, ma anche la velocità con cui aumentano i contratti a tempo indeterminato, che solo lo scorso anno hanno rappresentato più del 12% dei contratti sottoscritti sulle isole, vale a dire 4 punti sopra la media nazionale.

    Buone notizie quindi?

    I sindacati rispondono alle statistiche ottimistiche del Gobierno con più di una obiezione; il Gobierno infatti dovrebbe innanzitutto analizzare il numero di conversione dei contratti da tempo determinato a indeterminato.

    L’innalzamento del numero dei contratti a tempo indeterminato è dovuto quindi, stando ai sindacati, alla conversione di quelli a tempo determinato da parte di molte aziende che non assumono altro personale.

    Sia Gustavo Santana, segretario generale della UGT, che Chencho González di Comisiones Obreras, mettono l’accento sull’abuso del part time, con particolare riferimento ai contratti a tempo indeterminato, che nel solo 2017 hanno rappresentato il 40% del totale dei contratti sottoscritti.


    Alonso da parte sua si mostra ottimista, convinto che con l’evolversi della ripresa, anche le isole si riprenderanno superando i livelli di occupazione che si sono registrati prima della crisi, per effetto di una maggiore fiducia da parte dei datori di lavoro che valorizzeranno quelle figure lavorative ritenute il patrimonio umano per le aziende.

    Un altro fattore che ha determinato un impatto positivo nel numero dei posti di lavoro è la stagionalità legata al turismo benché, come sottolinea González, anche in questo caso si è di fronte a una medaglia a due facce, dove all’aumento della occupazione coincide un abuso del contratto temporaneo da parte dei datori di lavoro per coprire i picchi di attività, che si traduce in una successione di decine di migliaia di contratti a tempo determinato.

    E parlando di lato oscuro della ripresa, González menziona la disoccupazione di lunga durata che interessa più di 110.000 persone.

    dalla Redazione

     

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