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    Canarie reduci da un Fitur di grande soddisfazione

    L’acquisizione di una importante posizione nel settore del turismo: Fitur.

    Fitur, una delle fiere turistiche più importanti al mondo che si svolge a Madrid, ha recentemente chiuso i battenti e l’Arcipelago delle Canarie, con estrema soddisfazione, porterà nei ricordi l’edizione nella quale ha finalmente confermato il proprio ruolo nel panorama internazionale del turismo.

    Con 16 milioni di turisti registrati nel 2017, un vero e proprio record storico, buone strutture portuali e aeroportuali, hotel di qualità, cucina eccellente, il miglioramento delle connessioni aeree, l’astro-turismo, le escursioni, lo sport in una natura di particolare bellezza e ovviamente sole e spiaggia, l’Arcipelago ha vissuto un anno di boom turistico di cui ha potuto vantare i risultati proprio in occasione di Fitur, una vetrina dalle indiscusse opportunità per chi lavora nel turismo.

    Il raggiungimento delle isole al secondo posto nella classifica nazionale dei paesi più visitati, oltre che motivo di soddisfazione, è il segnale che l’impegno profuso a più livelli nel settore fa parte di una strategia vincente e destinata a far diventare la comunità autonoma la maggior contribuente al PIL spagnolo.

    Da non dimenticare infatti che la situazione politica in Catalogna, per ora al primo posto nella classifica nazionale, sta causando non pochi problemi ai visitatori e alla ricettività turistica in generale, ponendo le basi per un futuro di grande incertezza.

    Come sottolineano in molti, la cautela è d’obbligo e i dati potrebbero tranquillamente cambiare già a partire da questo nuovo anno per il quale sarebbe previsto un declino nel mercato peninsulare.

    Riguardo invece alle Canarie, esse rappresentano a tutti gli effetti un caso di eccellenza, considerato che fino a 50 anni fa non esisteva un solo albergo sulle isole.

    Per parlare di turismo nell’Arcipelago bisogna infatti risalire al 19esimo secolo, quando il viaggiare era riferito solo alla emigrazione; tuttavia molti ricchi britannici affetti da malattie respiratorie o reumatiche, cominciarono a usufruire del particolare clima delle isole Canarie, dove trascorrevano soggiorni curativi.


    Fu così che iniziò l’attività ricettiva delle isole, quando molti imprenditori locali pensarono di costruire hotel che fossero anche case di cura; il primo della storia nacque a Puerto de la Cruz nel 1886 con la costituzione della  Compañía de Hoteles y Sanatorium del Valle de La Orotava.

    Anni dopo si formarono altre associazioni che resero possibile la costruzione dell’hotel Taoro a Puerto de la Cruz, e dell’Hotel Santa Catalina a Las Palmas di Gran Canaria e via via, negli anni a venire, personaggi famosi come Agatha Christie, Winston Churchill, Aristotele Onassis e perfino Michael Jackson provarono sulla loro pelle i benefici effetti di un soggiorno nell’Arcipelago.

    Le Canarie si presentavano così come luogo d’élite e di cura per una ristretta classe di turisti, soprattutto britannici, come si evince dai documenti dell’epoca che testimoniano la visita nel 1895 di circa 5000 visitatori, la maggior parte proveniente dal Regno Unito.

    Agli inizi del XX secolo il turismo cominciò a rappresentare uno dei settori economici più importanti per le isole, un turismo basato per lo più sulla formula sole spiaggia e mare che gli imprenditori tedeschi, entrando in maniera significativa nell’economia ricettiva con l’acquisizione e la realizzazione di molti hotel, sfruttarono a lungo.

    La Prima Guerra Mondiale, la Guerra Civile e la Seconda Guerra Mondiale furono eventi che, tra le altre cose, rallentarono di molto i progetti di espansione turistica, fino al momento di paralisi superata solo a partire dagli anni 60, epoca in cui ai viaggi di piacere privilegio per pochi, subentrarono quelli estesi anche alle classi operaie e medie dell’Europa Occidentale.

    Nacque così il turismo di massa, alla sola ricerca di sole e spiaggia.

    Accompagnato da questo nuovo modello turistico, iniziò quindi un ciclo di espansione sulle isole che si aprì con la costruzione di vere e proprie strutture ricettive, soprattutto nel sud di Tenerife e Gran Canaria, cui seguì la realizzazione della autopista del Sur, dell’aeroporto Reina Sofia e le urbanizzazioni residenziali, queste ultime resesi necessarie in virtù dell’aumento della popolazione trasferitasi dalle zone agricole a quelle turistiche, per usufruire di maggiori occasioni di lavoro ben retribuito.

    Per effetto della legge Strauss, che considerava l’acquisto di terreni e appartamenti in Spagna come aiuto ai paesi in via di sviluppo, fu possibile per i tedeschi investire in particolare alle Canarie con una speciale esenzione per le tasse per 12 anni, cosa che permise loro di acquistare terreni superiori ai 50mila metri quadrati.

    A partire dagli anni 70 entrarono quindi in gioco i tour operator con l’acquisto dei terreni rustici, soprattutto a Lanzarote e Fuerteventura, da destinare alla costruzione di hotel da promuovere in Europa; aumentarono di conseguenza i voli per il Reina Sofia e le promozioni delle isole, fino al consolidamento della loro presenza nel mercato turistico internazionale.

    E quindi, se i canari provano un po’ di soddisfazione vedendo svettare la propria bandiera al Fitur, vi sono ottime ragioni.

    dalla Redazione

     

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